domenica 19 agosto 2007

«Politica noiosa, non c’è concretezza»

Da La Nuova Sardegna del 19 agosto 2007

«Troppa verbosità, non c’è concretezza»

La segretaria dei giovani Ds:«Bisogna cambiare il modo di fare politica, oggi spesso inconcludente»

Di Roberto Paracchini

Cagliari. «La politica ha tempi troppo lunghi, i giovani invece hanno bisogno di concretezza. Per questo la politica viene vista come una perdita di tempo che è meglio evitare», afferma Stefania Spiga, 27 anni, laureanda in Scienze Politiche, neosegretaria della sinistra giovanile dei Ds della federazione di Cagliari. «Ma soprattutto nei piccoli centri – continua – l’impegno sta crescendo. Io sono di San Sperate e qui con i problemi ti puoi confrontare direttamente».

Durante l’attività politica «sei costretto in genere a sobbarcarti tre milioni di riunioni – spiega Spiga – a volte si tratta anche di passaggi importanti che bisogna fare. Ma i giovani hanno tempi diversi, la vita di tutti i giorni è fatta di tempi diversi, la vita di tutti i giorni è fatta di altre cose». Figlia «d’arte» («mio padre è sempre stato un militante del Pci»), Stefania Spiga racconta che sin da piccola ha vissuto come «un qualcosa di naturale l’interesse verso la vita politica. Con la differenza, però, che questo non è avvenuto in una grande città, ma in un piccolo centro con dinamiche molto differenti». La sua entrata nella «stanza dei bottoni», però, è stata abbastanza casuale. «Nel 1999, durante la sagra delle pesche di San Sperate successe un inconveniente al responsabile del circolo dei giovani Ds del paese e allora mi chiesero se volevo sostituirlo». Poi di impegno in impegno, nel marzo scorso è stata eletta responsabile della sinistra giovanile. Ora c’è la scommessa del Partito Democratico… «Si, le strutture giovanili dei vari partiti che parteciperanno al processo di costituzione – informa – porteranno avanti un itinerario di unificazione, non necessariamente in parallelo a quello del Pd». La sua attenzione è rivolta soprattutto ai giovani, ma sempre partendo da se stessa. «La mia esperienza – precisa- è nata in termini di mobilitazione legata alla necessità di essere presente». Ma Stefania non è d’accordo con chi accentua l’allontanamento delle ragazze e dei ragazzi dalla politica. «Non dimentichiamo – precisa – che alle ultime politiche la sinistra ha avuto un successo maggiore alla Camera dei Deputati, piuttosto che al Senato. E questo perché nella prima hanno votato anche le persone con meno di 25 anni». La voglia di impegno però non  è merce così diffusa… «Ripeto – insiste – il problema è la concretezza. Il linguaggio della politica è spesso lungo e defaticante. Il disinteresse nasce da un modo di fare politica, in cui la realtà è spesso nascosta da giri di parole che non arrivano alla sostanza». Non solo: «La cattiva qualità della politica deriva spesso da altri motivi: non è possibile che una persona eletta si rifaccia viva con i suoi votanti e il suo territorio solo quando si riaprono i seggi. Voglio dire che gli elettori sono persone fatte di carne e sangue, con problemi e piccoli-grandi drammi quotidiani che vanno risolti. Gli elettori vanno visti come cittadini e non come gente che ti da il voto».
Per migliorare la qualità della politica le questioni da risolvere sono tante, non ultima la scarsa presenza delle donne nell’amministrazione. «Molti parlano di quote rosa – afferma – e io, pur non essendo contraria per principio, debbo dire di sentirmi un po’ sminuita dal fatto che mi si possa scegliere, ad esempio, non per le mie capacità me solo perché sono una femmina. Probabilmente non ho vissuto certe battaglie e, quindi, non capisco bene le necessità delle quote. Anche se non le combatto, direi che spero vengano pian piano superate. Inoltre credo che, in politica, le donne debbano occuparsi di tutto e non solo di questioni legate alla loro femminilità».
Nel suo modo di vedere le questioni giovanili, Stefania Spiga pone al primo posto la scuola: «Secondo me ha un compito molto importante nel creare il  senso di responsabilità, ma dovrebbe essere più concreta». Per provare l’esperienza diretta del lavoro, Stefania ha lavorato in un call center: «Non per bisogno ma per capire come funzione e avere una mia indipendenza economica. Ma certamente la scelta di una vita non può essere un lavoro precario». E per lei l’impegno politico fa parte della vita.