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martedì 14 ottobre 2008

Documento del circolo sulla situazione del PD Regionale


La drammatica situazione nella quale il Pd si è venuto a trovare in Sardegna, a causa delle tormentate decisioni dell'Assemblea Regionale e della discussa elezione della nostra Segretaria, spinge i Circoli cittadini a proporre alcuni elementi di riflessione.

I fortissimi richiami all'etica della politica, così marcati nello statuto del PD,  il dichiarato desiderio di discontinuità rispetto ad altri modi di intendere e vivere l'esperienza politica in Italia in questi ultimi 15 anni,  il desiderio di impegnarci in un progetto politico rispettoso di tutti, e aperto alla pluralità delle voci del centrosinistra: tutto ciò - e non altro - aveva mosso massicciamente donne e uomini a votare alle primarie del 14 ottobre.

Auspicavamo ne conseguissero la pratica costante di condivisione delle scelte, l’assoluto rispetto della democrazia interna.  Parlare della nostra diversità, e della nostra capacità di rispondere in concreto alle esigenze di un paese e di una regione che vivono una congiuntura così difficile, non può avvenire su altre basi che quelle del rispetto reciproco, del dialogo, della tutela delle minoranze interne;  non può  che anteporre i valori comuni a quelli individuali, di corrente o particolari. Il progetto che ci aveva così profondamente coinvolti era proprio questo: dialettica, rispetto, etica nella politica.

Ci amareggia profondamente dover invece affermare che nell'operato dell'Assemblea Regionale e dei nostri vertici politici negli ultimi mesi sono rintracciabili ben poche pratiche positive. Non che la contrapposizione politica non possa diventare accesa o aspra; è impossibile però accettare l'emergere di personalismi anche volgari, di fazioni armate l'una contro l'altra, che avviliscono e umiliano il desiderio di militare in un partito diverso, nel quale il confronto e il dialogo siano strumento di crescita democratica e non una seccatura da archiviare frettolosamente. 

Che spazio è rimasto per le istanze territoriali, per la consultazione della base? Non era proprio possibile praticare una terza via, che non fosse  prevaricatrice della volontà di tanti, né facesse ricorso ai tribunali? E’ difficile credere che in tutto ciò si sia mirato al bene del partito, e che si sia tenuto conto della insopprimibile necessità di  tornare ad una politica ricca di contenuti, prima ancora che di incarichi, vissuta in modo disinteressato e volontaristico. 

Non vogliamo permettere che le donne e gli uomini che hanno creduto nel PD si sentano respinti  da un operare meno che trasparente. Non riteniamo né proficuo né legittimo abbandonare la strada del cambiamento e del rinnovamento; rinnovamento che implica necessariamente il rispetto delle regole, ma ancor prima il rispetto della dignità di tutti. Affinché il mondo della politica impari a confrontarsi in modo ampio e permeabile, senza continuare a rifugiarsi nella sicurezza delle proprie stanze.

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