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lunedì 13 luglio 2009

Impressioni dall'Assemblea dei Circoli Sardi


Il Salone Laconi di via Emilia non vedeva una così variopinta assemblea di democratici proprio da un bel pò di tempo. E certo che, per essere stata un'autoconvocazione piuttosto precaria e scomposta, per giunta sotto un torrido 11 luglio, posso dire che la partecipazione è stata considerevole!

Se qualcuno pensava di aver assopito lo spirito rampante e genuino dei circoli sardi, bè, sabato ha dovuto ricredersi. Sono lontani i tempi dei coltelli e delle lotte intestine e altrettanto lo sono i rimpianti, i piagnistei e le lagne. Perlomeno, sabato sono stati lasciati fuori dai cancelli di Via Emilia.

Tre ore di dibattito per circa trenta interventi, senza che mai la sala risultasse vuota o semi-vuota. Cinque i minuti a disposizione, come qualcuno ha definito "una novità questa dei 5 minuti, che trovo essere molto democratica ed europea".

Si è discusso senza mezzi termini, ma senza mai alzare i toni del confronto.

Si è ovviamente parlato di congresso, di organizzazione del partito e di come riuscire nuovamente ad attrarre l'elettorato deluso. Si è evidenziato primo fra tutti il ruolo che i circoli sardi debbono avere in questa fase così delicata. Non meri destinatari di scelte prese altrove, bensì protagonisti e attori principali nel percorso decisionale.

Occorre ripartire da un programma politico chiaro e dal rinnovamento dei gruppi dirigenti, per contrastare lo strapotere delle correnti e delle decisioni calate dall’alto. Prima “di armarsi e partire” sarebbe utile capire perché e per dove, non limitarsi solamente a conoscere il nome del comandante e dei generali.

Occorre lavorare per includere e favorire l’ingresso di un gruppo dirigente rinnovato, che traduca aspettative incompiute di un progetto mai realmente decollato.

Occorre che chi è rimasto alla finestra ad aspettare, assuma su di se la responsabilità di pretendere di contare, pretendere di esserci. E non per questo bisogna continuare sulla contrapposizione giovane/vecchio, basterebbe semplicemente rispettare le regole contenute negli Statuti, prima fra queste, il vincolo del mandato, come rimarcato da Egildo Tagliareni, al fine di garantire il fisiologico ricambio della leadership politica, condizione necessaria per la trasparenza del lavoro politico e istituzionale.

Senza mai dimenticare il Paese. La crisi economica, le prospettive occupazionali per la nostra Regione, così umiliata, dopo lo scippo del G8, il Sulcis e ultimo, Porto Torres, la scuola e i temi etici sono stati al centro di molti interventi. Qualcuno ha timidamente introdotto il tema della composizione demografica del nostro Paese e quindi, quali scelte politiche vogliamo mettere in campo per rispondere ad un'aspettativa di vita media sempre più lunga. E uniformemente si è parlato di merito, come risorsa per la società prima di tutto. Qualcuno ha ripreso la questione morale, bene, parlare di merito, significa parlare di questione morale. Contrastare la logica del più furbo, di chi ha più legami, conoscenze giuste, significa rendere trasparente qualsiasi competizione, sia essa un concorso pubblico, sia un esame all'università, sia un posto in segreteria.

Bisognerebbe semplicemente avere l’umiltà di riconoscere che il continuo affannarsi a far finta di cambiare per ricostituire, invece che a consolidare un Partito vincente serve a porre in atto una strategia autolesionista, destinata a produrre solo effetti negativi e devastanti. Se non cambiamo l’approccio etico e morale stiamo condannando al fallimento un momento che potrebbe invece rappresentare una svolta, non solo per il PD, ma per il Paese.


Stefania

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