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martedì 4 agosto 2009

Le linee politico-programmatiche di CARLO BALLOI

Linee politico-programmatiche Carlo Balloi Segretario

Abbiamo scelto di sostenere la mozione Ignazio Marino alla segreteria del Partito Democratico perchè riteniamo sia una candidatura di contenuti e ne condividiamo i principi etici e politici.

È la candidatura che rappresenta la discontinuità con quello che è stato il Pd soprattutto nell'ultimo anno, ma che nello stesso tempo non ha il significato del voler tornare indietro, non è rinunciataria rispetto alla grande sfida che animò la volontà originaria.

Crediamo che un partito senza una base di temi etici non sia un partito, e quelli che abbracciamo con questa nostra scelta sono temi sensibili, che toccano coscienze e culture e su cui non si può in alcun modo tenere posizioni di ambiguità. I valori etici, con la laicità e la visione della vita, sono oggi alla base della formazione politica, in un mondo cambiato. Dove il problema non è unire i riformismi del '900: non esistono più, così come non esistono più i vecchi partiti che rispondevano a logiche ormai superate.

La nuova idea di partito deve contare sulla forza della mobilitazione e di una partecipazione le cui forme sono anch'esse necessariamente cambiate. Un'esigenza che è resa ancora più stringente dal momento di crisi che stiamo vivendo, e che è necessario non considerare solo dal punto di vista strettamente economico, ma soprattutto da quello sociale, su cui si deve concentrare l'attenzione della politica.

A questi grandi temi, da affrontare con una visione nazionale, si affianca la specificità sarda.

Come sono superate le vecchie logiche, così oggi è necessario prendere atto che anche l'autonomismo, come inteso dai nostri padri, va rivisto nell'ottica contemporanea. E in quest'ottica intendiamo rilanciare il profilo autonomo di questo partito, accompagnandolo con un progetto e una proposta politica che dia al PD in Sardegna un profilo federale. Un partito che sia federato a quello nazionale, ma che ponga al centro la Sardegna e che guardi all'Europa.

Ci ritroviamo in molti dei principi che sono stati alla base del progetto di Sardegna Insieme, e che ci hanno consentito cinque anni di governo regionale con tanti punti di forza, punti da valorizzare e portare avanti. Tutto ciò senza sottrarci alla consapevolezza di quello che è accaduto in Sardegna, al partito come al governo. Niente deve essere rimosso, perchè solo così si ricompongono le rotture e si apre la via di una nuova unità.

Siamo oltre le divisioni che hanno caratterizzato il passato.
E abbiamo individuato in Carlo Balloi la nostra proposta di candidatura alla Segreteria regionale, ritrovando nella sua esperienza umana, professionale e politica i valori della mozione che sosteniamo, riconoscendone nel contempo la posizione sopra le parti.

Partendo da questa unità, sul piano strettamente politico il nostro impegno prioritario vuole essere l'organizzazione del partito, ritrovando il senso dei circoli, delle sedi, come centri di un'attività politica che non può essere demandata solo alla rappresentanza in Consiglio regionale.
E le rappresentanze politiche devono, in ogni caso, essere elette e non semplicemente nominate.
Per quanto riguarda l'esperienza di governo della Sardegna, è essenziale superare le spaccature che ne hanno determinato la fine e ricostruire il rapporto tra progetto politico, leadership e politica stessa.

Ritroviamo l'essenza della parola libertà, che ingiustamente ci è stata scippata, ricordando che un popolo, se non è libero, non esercita il proprio autogoverno. E un popolo libero è parte attiva nelle proprie scelte, che devono essere scelte di apertura e di confronto. Un'apertura che dalla nostra posizione privilegiata, al centro del Mediterraneo, ci consente di guardarci intorno, guardare all'Europa come al nord Africa. In questo senso pensiamo ad un aggiornamento-superamento della vicenda autonomista così come nell'elaborazione del secolo scorso.

Come ci insegna la nostra storia, non può esistere una Sardegna chiusa in se stessa. Più ci apriamo verso l'esterno e più aumenterà la nostra capacità di autogoverno, di affermazione della nostra identità, che intendiamo non solo come ciò si è, bensì come ciò che si vuole diventare. Significa libertà di dialogare con gli altri, di superare i limiti, di affrontare la concorrenza stando dentro i nuovi processi che si stanno concretizzando nell'Unione Europea.

Nella programmazione dal 2013, l'Europa delle Regioni ci obbliga a ragionare sulle cosiddette “macroregioni”, offrendo alla Sardegna più alternative. La nostra proposta, che presentiamo non solo al Pd ma a tutta la società sarda, è quella di formare macroregione con la Catalogna, il Rossiglione, la Provenza e le Baleari, cui ci uniscono antichi legami storici, culturali e linguistici, seguendo una via di vantaggi che le regioni più avanzate d'Europa stanno già percorrendo.

Una Sardegna aperta, consapevole che non deve e non può bastare a se stessa, è in grado di valorizzare ciò che ha e le sue peculiarità, trasformandole in lavoro e benessere, utilizzando anche questi strumenti per uscire al più presto da una crisi che può essere l'opportunità per uno sviluppo diverso. La crisi non la abbiamo ancora conosciuta nell'economia reale: la crisi sarà sociale e non la si deve affrontare aspettando interventi dall'alto, dalle banche o dal governo centrale, ma rilanciando lo sviluppo locale. Siamo convinti che la mobilitazione debba partire dal sistema delle autonomie locali, che gli Enti locali, che sono i destinatari finali delle risorse sul territorio, debbano partecipare in modo attivo alle scelte su come investirle.
Solo attraverso lo sviluppo locale possiamo affrontare e vincere la sfida del terzo millennio, superare la paura e l'incertezza.

Alla crisi sociale dobbiamo rispondere con adeguate politiche sociali, in una prospettiva che tiene conto di due linee di intervento: strategia e priorità urgenti.
Se sul piano strategico scegliamo una politica che metta al centro la persona come perno di interventi complessi, in una Sardegna dove più di 1 famiglia su 4 vive sul limite o al di là del limite di una vita dignitosa dobbiamo in primo luogo saper contrastare la povertà.
È necessario lavorare per fornire strumenti di sostegno e produzione di reddito, con inserimenti lavorativi “reali” e con iniziativa diffusa di microcredito; investire sul diritto all'abitare con dignità; creare una rete di garanzia sociale e di controgaranzia.

È questo il senso di una politica chiamata ad elaborare un pensiero sulla persona che, passando per i grandi temi etici, individui strumenti di lettura e di intervento a servizio del benessere collettivo.

Ritrovandoci nel solco di un'idea che, insieme, facciamo nostra.

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