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venerdì 23 aprile 2010

La scuola è finita. O quasi.


Non penso di essere catastrofista, né troppo pessimista se parlo di prossima estinzione della scuola pubblica.
Secondo gli ultimi dati forniti dalla Flc-Cgil sarda, nella nostra regione si perderanno nel prossimo anno scolastico 1.037 insegnanti. Un calo del 5,18%, ovvero il secondo taglio più consistente d'Italia, dopo la Calabria. Il rapporto alunni/docenti, viene innalzato di un punto percentuale, pari a 11,49 alunni per docente. Da 20.0009 gli insegnanti scendono a 18.972, senza neppure la giustificazione della riduzione di circa 4.200 alunni (-2,26%).


Almeno per quanto riguarda il sostegno, l'organico di quest'anno in corso sembrerebbe non subire per il 2010-2011 variazioni significative: 2.426, restando tuttavia irrisolte le situazioni di grande sofferenza che spesso hanno preso la via dei reclami giudiziari, di cui anche Amalia Schirru aveva interessato il Governo con diverse interrogazioni parlamentari.


Il segretario regionale dalla Flc-Cgil sarda, Peppino Loddo denuncia che "Nella scuola primaria si perdono 336 posti, con buona pace delle zone interne e del diritto di quelle comunità alle loro scuole, 55 nelle secondarie di I grado, 644 in quelle di II grado. Anche per l'infanzia, nonostante l'inevasa domanda, a causa delle poche scuole pubbliche, si prevede una riduzione di due posti”. Segnaliamo ancora che i tagli toccano i collaboratori scolastici, gli assistenti amministrativi e i tecnici (Ata), per un totale dell'8% rispetto all'attuale organico: in tutto 670 posti. Un’ecatombe generalizzata insomma.

Dall’altra parte del mondo, in America, neppure il tempo di sedimentare la storica riforma sanitaria, Obama ha cominciato a promuovere un’altra riforma radicale: quella dell'istruzione primaria, con l’obiettivo di "preparare ciascun bambino, dovunque in America, a vincere la competizione con qualsiasi lavoratore, in qualunque parte del mondo". E ancora una volta assistiamo a un approccio deciso e risoluto nel voler affrontare il tema della conoscenza e del sapere: attraverso la meritocrazia, premiando gli insegnanti più bravi e chi lavora nelle zone più povere e svantaggiate. Scardinando così il sistema che fa crescere il salario di un insegnante solo sulla base dell'anzianità e non del merito. Ma, la rivoluzione scolastica di Obama non passa solo attraverso l’utilizzo degli incentivi per quei docenti che riescono ad aumentare i successi dei propri studenti, ma soprattutto si fonda sull'uguaglianza dei punti di partenza. Per superare il gap dei ragazzi meno abbienti che partono svantaggiati all'inizio della loro carriera scolastica, il Presidente americano vorrebbe proporre un allungamento dell'anno scolastico ed un aumento dei programmi di istruzione per i bambini con difficoltà economiche, tra zero e cinque anni. Una rivoluzione appunto.

Invece, tornare al nostro paese, alla nostra regione, alla luce dei dati evidenziati sopra, significa avere uno scenario desolante e soprattutto non avere una prospettiva futura di miglioramento. La politica di questa maggioranza è evidente: si vuole continuare a smantellare la scuola pubblica, negando così l'accesso ad un’istruzione pubblica, di qualità, adeguata ed efficiente. Come se non bastasse, in Sardegna si registrano una dispersione scolastica altissima (raggiunge il 27% nelle secondarie a Cagliari) e indici di scolarità tra i più bassi del meridione. Si dovrebbero poi intensificare in tutte le provincie, progetti come quello cagliaritano “Bulls”, che nasce con l'obiettivo di favorire la prevenzione del bullismo.
Gli edifici e l’insieme delle strutture scolastiche sono ormai vecchi e necessiterebbero di seri interventi di ristrutturazione, i laboratori per esempio dovrebbero essere adeguati alle moderne esigenze tecnologiche, così come dovrebbero essere eliminate tutte le barriere architettoniche.

Ciò che sta accadendo nella nostra isola, è ancora più intollerabile se si pensa al patrimonio a rischio di quanto è stato messo in campo dalla giunta Soru.
Recentemente ho partecipato ad un convegno sui linguaggi e la comunicazione giovanile a Carbonia e quell’occasione è stata utile per riflettere sulle parole del Presidente Soru, ospite dell’iniziativa, sull’importanza della formazione continua, su quanto fossero illuminate quelle politiche sull'istruzione e sul diritto allo studio promosse dalla precedente giunta regionale, che fecero della nostra isola un esempio da esportare.

Penso allo stanziamento di 35 milioni di euro nel bilancio regionale per estendere con fondi propri, il tempo pieno a tutte le scuole primarie e medie sarde. Penso ai finanziamenti per i giovani ricercatori. Il “Master and back” e il "Sardinia speaks english". Alle normali borse di studio assegnate in base al merito e al reddito e all’introduzione degli "assegni di merito" per i giovani universitari bravi e meritevoli. Le sovvenzioni per i fuori sede e i fondi per l´edilizia assegnati per alloggi universitari in costruzione.

Domani, all'Hotel Mediterraneo di Cagliari alle 10.30 all'iniziativa "Per un'isola della conoscenza" si coglierà l’occasione per affrontare questi temi e “fare il punto sulla situazione attuale oggi fortemente in crisi e a rischio di snaturamento o peggio di tramonto a causa dell'inefficienza della giunta Cappellacci e soprattutto dell'assenza di progetto e di una qualsiasi visione. Si confronteranno studenti, dirigenti, docenti, ricercatori, laureati”.

Anche al circolo di San Sperate, lavoriamo ad un’iniziativa pubblica sulla conoscenza che metteremo a punto nelle prossime settimane, perché, come recita l'ultima campagna del PD Nazionale, la Scuola non è solo un capitolo del Bilancio dello Stato, ma il più grande investimento sul capitale umano e sul futuro del nostro Paese. Un momento di riflessione volto a riaffermare il diritto all’istruzione, costituzionalmente garantito, all’interno di una scuola pubblica, moderna, laica e di qualità.

È dalle aule scolastiche che passa il futuro del nostro paese: le nuove generazioni, la società di domani. L’Educazione non si taglia.

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