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sabato 29 agosto 2009
Da L'Unione Sarda: Piano idrogeologico: Un nuovo decreto per ridurre i vincoli
mercoledì 5 agosto 2009
Da L'Unione Sarda: Cambiano le deleghe in Giunta Maxi rotazione tra assessori
Da L'Unione Sarda: Cambiano le deleghe in Giunta Maxi rotazione tra assessori
Grandi manovre in Municipio, il sindaco rivede la sua squadra e dà via al rimpasto in Giunta. Di fatto Antonio Paulis, a due anni e mezzo dalla vittoria elettorale del maggio 2007 che aveva sancito l'ascesa del centrosinistra, sceglie di azzerare l'esecutivo e riassegnare le deleghe. Unica eccezione l'assessorato alla Cultura, sport, spettacolo e politiche giovanili, che resterà nelle mani di Gianluca Schirru, il più giovane degli amministratori.
Un rimpasto che non coglie impreparati i più attenti osservatori della politica comunale, alla luce anche dei cambiamenti apportati nei mesi scorsi nell'assessorato alla Pubblica istruzione e nei Servizi sociali, quando il primo cittadino scelse di sostituire Massimo Mameli (passato poi all'opposizione) con Francesco Garau, scatenando così una rottura interna nella maggioranza. «È stato necessario fare queste sostanziali modifiche perché mi sono reso conto che era più proficuo che ogni assessore lavorasse laddove ha manifestato più capacità. Non restava che spostare ogni collaboratore nel campo in cui era più ferrato. E questo per il bene dell'intera amministrazione».
La nuova Giunta si presenta così ridisegnata: Fabio Lasio rimane vicesindaco ma passa dalle Attività produttive, alla Pubblica istruzione e Politiche comunitarie. Mantiene invece Urbanistica e Edilizia privata. Fabrizio Madeddu integra l'Agricoltura con le Attività produttive e lascia l'Ambiente. Giorgio Collu, assessore uscente ai Lavori Pubblici prende i Servizi sociali e il Turismo. Spettano invece l'assessorato ai Lavori pubblici, le Politiche tributarie e l'Ambiente all'unica donna, Giulietta Mameli, che continuerà a gestire il Bilancio. «Va avanti come un treno e mi sembrava la più opportuna per i Lavori pubblici», spiega Tonio Paulis. Francesco Garau (ultimo entrato) lascia i Servizi sociali e la Pubblica istruzione e riceve dalle mani del sindaco l'assessorato ai Servizi tecnologici, Patrimonio, Viabilità e Risorse umane.
Un rimpasto che non lascia indifferente l'opposizione. «Stanno cambiando le carte in tavola ma la squadra è la stessa, per cui anche i risultati saranno uguali. In questi due anni hanno fatto veramente poco, sopratutto nei Lavori pubblici. Il sindaco ha fatto questo perché ormai la maggioranza è risicata e non riesce più a stare in piedi», dice Enrico Collu a nome della minoranza.
MAURA PIBIRI
martedì 4 agosto 2009
Le linee politico-programmatiche di SILVIO LAI
Le linee politico-programmatiche di FRANCESCA BARRACCIU
Le linee politico-programmatiche di GIANPAOLO DIANA
Il Partito Democratico: uno strumento per costruire il futuro dell’Italia e della Sardegna.
Il Pd deve rendere possibile il cambiamento del Paese così come oggi l’abbiamo davanti.
Nella crisi, le disuguaglianze della nostra società si mostrano nella loro brutalità. Le oligarchie economiche che hanno in scacco le istituzioni della democrazia non sono in grado di dare vita ad un modello di sviluppo che rispetti l’ambiente e non distrugga il pianeta. La crisi dimostra che senza regolazione e controllo non esiste vero sviluppo.
Una crescita economica che non tiene conto dei limiti dell'ecosistema, non ha grandi prospettive.
Non c’è crescita senza qualità sociale e giusta redistribuzione delle risorse, per la cura dei beni collettivi e dell’ambiente, per politiche pubbliche in grado di assicurare lo sviluppo e la sostenibilità, la cooperazione internazionale e la pace.
La politica deve saper indicare un nuovo orizzonte, che metta in moto nuovi interessi e gruppi sociali, che induca ad un nuovo modo di pensare.
Su questo nuovo modo di essere delle forze progressiste e riformiste si fonda un nuovo partito.
Nella crisi mondiale e nei suoi effetti, per rendere convincente la proposta di governo, occorre prendere atto che gli stili di vita degli ultimi trent’anni devono orientarsi alla sostenibilità.
Con un processo politico, economico e culturale tale da garantire un progresso duraturo per l’oggi e per le future generazioni.
Le conseguenze della crisi globale, per la Sardegna, possono essere ancora più pesanti: i segni sono evidenti nell’attualità di questi giorni. Abbiamo un governo nazionale che non è all’altezza della sfida, che è succube di quelle oligarchie economiche che vogliono elidere dal panorama della produzione internazionale, il tessuto produttivo industriale della nostra Isola.
La Sardegna, con la destra, è precipitata al di fuori dei processi progressivi nazionali e internazionali.
Al contrario, con l’esperienza di governo della coalizione di centro sinistra guidata da Renato Soru e che con il Governo Prodi si era avviato un processo fruttuoso di ricollocazione produttiva e rinascita culturale della nostra Isola nello scenario nazionale e internazionale che mai, nella storia dell’Isola, si era mai potuto raggiungere ed in qualche caso neanche immaginare.
Per la Sardegna occorre perseguire obiettivi strategici precisi: raggiungere standards Europei ma rimanendo unica al mondo. Affermare l'insularità come vantaggio e non come handicap investendo nei trasporti nelle diverse modalità. Difendere le coste per sviluppare economicamente i paesi dell'interno. Promuovere l’istruzione, la ricerca e l’innovazione. Sviluppare un tessuto imprenditoriale moderno e diffuso sia nel settore industriale che agricolo.
Molti progetti sono stati avviati ma, la sconfitta elettorale ha interrotto bruscamente il nuovo corso ed impedito che si portassero a termine.
La destra invece vuole buttare tutto ciò che è stato fatto, sprecando un'enorme quantità di soldi e di buon lavoro. Si rappresenta con una Giunta senza progetto, incapace di affrontare una crisi economica che guarda alla politica come strumento di convenienza che vuole sottrarsi alle responsabilità, ai valori del merito e delle opportunità per tutti e per la solidarietà nei confronti dei più deboli.
Stiamo vivendo un preoccupante arretramento sul versante della responsabilità di governo. Per noi la politica è democrazia rappresentativa della tutela delle fasce più deboli e promozione del bene comune.
Noi dobbiamo progettare una nuova fase del cambiamento come conquista dei sardi.
Far diventare patrimonio diffuso dei Sardi un progetto di modernizzazione, si tratta di un processo intrapreso con grande determinazione nella scorsa legislatura, che non può essere vanificato.
Le questioni centrali dell’autonomia e del nuovo federalismo devono fare i conti con la responsabilità delle scelte assunte come forza di governo.
Autonomia, federalismo e in generale il rapporto con lo Stato e l’Europa, sono concetti
che oggi devono essere intesi soprattutto come strumenti, normativi e finanziari necessari per governare la Sardegna.
Anche per il Partito Democratico in Sardegna, l’autonomia deve significare responsabilità.
Dobbiamo avviare con il Congresso una discussione sul suo grado di autonomia rispetto al partito nazionale. Ampia autonomia, giustamente rivendicata, deve significare senso di responsabilità, autorevolezza e competenza tanto più forte quanto maggiore è la partecipazione degli iscritti e degli elettori che, insieme agli eletti nel Consiglio regionale, nelle Assemblee parlamentari, e negli enti locali rendano efficace e partecipata la loro attività.
Abbiamo bisogno di un partito organizzato e presente in tutti i centri dell’Isola. È questa la condizione essenziale per un rapporto efficace e vero con la realtà nella quale viviamo.
Occorre investire affinché le strutture organizzative del partito siano efficienti, e in relazione con i vari livelli della società: un partito che fa uso delle tecnologie informatiche ma incontra anche i cittadini nei luoghi cittadini dove essi vivono e lavorano.
Il Partito Democratico è un partito di iscritti e di elettori. Accessibile a tutti, in relazione alla propria disponibilità e impegno devono essere attivi sostenitori del PD, con differente intensità di partecipazione e militanza, con diritti garantiti dallo Statuto.
Abbiamo la necessità di fare un Partito autenticamente popolare e partecipato ed in questo senso il metodo delle PRIMARIE, è un bene, un tratto indelebile, un codice genetico, che non può essere rimosso e non rimuoveremo, non relegheremo ad un episodio ma, questo sì, dovrà diventare un fatto altamente, significativo. Il più importante fatto politico della vita politica del nostro Partito.
Dobbiamo favorire l’adesione al PD del maggior numero possibile di elettori, renderli comunque partecipi nelle diverse fasi decisionali.
Le polemiche sugli iscritti si superano con regole e procedure di adesione semplici e rigorose, che disincentivino il manifestarsi di qualche fenomeno degenerativo.
La rappresentanza degli iscritti deve quindi essere messa in relazione al numero dei voti conseguiti alle elezioni e alla partecipazione effettiva alle assise congressuali.
In questo contesto siamo per un Partito aperto che affida agli elettori la decisione sulle alternative definite dal Partito. Occorre rendere più efficiente il procedimento di partecipazione alle primarie: renderlo più chiaro certificato e pubblico, per evitare fenomeni di stravolgimento delle consultazioni da parte di sostenitori e attivisti di altri partiti politici, verificatisi nelle altre circostanze.
Le primarie devono essere effettuate sempre, in particolare per le candidature a ogni carica monocratica o elettiva in cui non sia presente il voto di preferenza. In questo contesto siamo per un Partito vero ma allo stesso tempo un Partito nuovo.
Siamo dunque chiamati all’elezione diretta del Segretario e della Assemblea regionale del Partito il prossimo 25 ottobre. Un’occasione compiuta di democrazia, che dia ai nostri elettori un potere di giudicare e decidere sia i nuovi organismi dirigenti regionali sia la linea lungo la quale camminare nei prossimi anni.
Dobbiamo uscire dalle fratture e dalle paludi del recente passato superando una rappresentazione dualistica del Partito che, la recente storia, ha dimostrato di mantenerci immobili. Il superamento di quello schema politico improduttivo è essenziale per costruire un Partito che, valorizzando tutto il patrimonio umano si candidi ad essere punto di riferimento essenziale per costruire una adeguata politica di Governo della Sardegna.
Le linee politico-programmatiche di CARLO BALLOI
sabato 1 agosto 2009
BUONE VACANZE!
Corsa a quattro per la segreteria del Pd
Sono quattro i candidati in corsa per la guida del Pd nell'isola. La corrente di Bersani si sdoppia e mette in corsa - oltre a Silvio Lai - Giampaolo Diana. L'area Franceschini è già in campagna elettorale con Francesca Barracciu e quella di Marino non mette in corsa Graziano Milia, ma sceglie un chirurgo, Carlo Balloi, per trovare le terapie più idonee per far guarire il principale partito dell'opposizione dai suoi mali. Ieri alle 20 è stato apposto il timbro con la ceralacca dell'ufficialità sulle due candidature alle primarie del 25 ottobre, alternative a quelle già conosciute, nella sede regionale di via Emilia. Non ci sono sorprese rispetto alle anticipazioni. I nodi, però, sono stati sciolti all'ultimo. Non correrà Milia, anche se fino all'ultimo il nome del presidente della Provincia di Cagliari è rimasto in caldo. Al termine di un incontro, ieri mattina, i rappresentanti della corrente che a livello nazionale è rappresentata dal chirurgo Ignazio Marino hanno optato per designare Carlo Balloi, sindaco di Loceri. E gli ex diessini, i miglioristi che non si riconoscono nella candidatura di Lai? Al termine di un vertice romano, gli uomini di Bersani hanno scelto di scendere in campo con un altro uomo, l'ex segretario regionale della Cgil Giampaolo Diana, fedelissimo dell'ex sottosegretario Giorgio Macciotta. Non si candida Marco Meloni, consigliere regionale quartese, da sempre legato a Letta.
LE DECISIONI È quindi Balloi il candidato del coordinamento regionale per Ignazio Marino. «Ritroviamo nella sua esperienza umana, professionale e politica i valori della mozione che sosteniamo e riconosciamo nello stesso tempo la posizione sua sopra le parti», dice Milia, che della corrente Marino è il referente. «Siamo oltre le divisioni che hanno caratterizzato il passato e questa scelta va nel solco della candidatura di Marino, che porta avanti il merito, l'apertura, le energie nuove». Primario di Cardiologia all'ospedale di Lanusei, Balloi ha 47 anni. Specialista e ricercatore affermato, è autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali.
IL BALLOTTAGGIO L'area Bersani invece gioca a due punte, ma gli addetti ai lavori non la considerano una divisione. Semmai un riavvicinamento. Anche perché quasi tutti i sostenitori di Diana facevano squadra con Soru, che ora non sostiene Bersani ma Franceschini e la Barracciu. Ieri a Roma, dal vertice decisivo, è uscito il nome di Giampaolo Diana: «Siamo l'unica regione in cui l'area Bersani corre con due candidati», dice, «ma è un fatto positivo perché così facendo riusciremo a rappresentare in maniera esaustiva la nostra mozione». La scelta - secondo l'ex segretario della Cgil ora consigliere regionale - «è stata fatta di comune accordo con Meloni e rappresenta un primo avvio di collaborazione tra Bersani e Letta sulla proposta di modello di economico e sociale». Dall'interno c'è chi invece sostiene che Marco Meloni non l'abbia presa proprio bene. Anche se l'interessato nega: «C'è stata anzi una valutazione serena sulla candidatura». In una nota scrive: «Sono molto soddisfatto della candidatura di Giampaolo Diana alla segreteria regionale del Partito Democratico sardo. In queste settimane abbiamo costruito insieme un percorso di condivisione reale su temi e proposte concrete per il futuro della Sardegna e del Pd. Un percorso di riflessione che, strada facendo, si è arricchito della partecipazione e del coinvolgimento di tanti amici provenienti da diverse esperienze politiche e ispirazioni culturali. Ora», conclude Meloni, «la scelta della sua candidatura, anche per la sua storia personale, credo rappresenti al meglio l'obiettivo di voltare davvero pagina, di superare le divisioni, di guardare al futuro del partito in Sardegna, con un nuovo progetto e una nuova classe dirigente».
LORENZO PIRAS