venerdì 6 gennaio 2012

Trenta famiglie e la strada senza nome

SAN SPERATE. LA PROTESTA.
Via Emanuela Loi, non esiste. È la strada che non c'è. Ci sono però i suoi abitanti. E anche i servizi di cui hanno bisogno sono reali, ma da quelle parti mancano del tutto. Asfalto, illuminazione, linea telefonica, servizio di raccolta differenziata porta a porta, arrivo della posta. Anche corrente elettrica. O meglio, da maggio 2010, da quando la ditta ha consegnato gli appartamenti finiti che ospitano una trentina di famiglie in tutto, l'energia elettrica è ancora quella del cantiere. «I primi lavori di urbanizzazione - raccontano i residenti che si sono costituiti nel “comitato via Emanuela Loi”, «sono iniziati parecchi mesi dopo maggio 2010, sino ad allora si utilizzava la fossa settica. Ad oggi è presente la rete fognaria ed idrica, ma si utilizza ancora la corrente di cantiere, la strada non è asfaltata e neppure illuminata. Quando piove è impraticabile. La notte, al buio, portiamo alla fine della nostra strada, i sacchetti di spazzatura, non possiamo lasciarli davanti a casa, manca il servizio di raccolta, però paghiamo la Tarsu come tutti i cittadini di San Sperate. La posta la ritiriamo noi all'ufficio postale, qui il postino non passa. Non si può fare la richiesta per la linea telefonica. Nessuno di noi ha il fisso, solo cellulare». Gli abitanti della lottizzazione sono giovani coppie, famiglie con bambini, ma anche single, e provengono per la maggior parte dall'hinterland cagliaritano. Hanno fatto richieste al Comune, hanno incontrato rappresentanti dell'amministrazione, oggi decaduta, e hanno chiesto informazioni anche all'Ufficio tecnico. «Abbiamo sollecitato più volte il Comune perché venisse almeno a collaudare gli impianti, intervento necessario perché si possano fare gli allacci per i servizi, ma tutto tace, con la scusa che non ci sono i fondi per effettuare i lavori mancanti». Ancora: «La situazione è insostenibile e non vediamo soluzione perché c'è un rimpallo di competenze. In Municipio dicono che per il collaudo mancano alcune certificazioni della ditta che ha eseguito i lavori, e la ditta invece dice che li ha forniti proprio tutti».
Maura Pibiri

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