venerdì 14 settembre 2012

«L'Apac si può salvare»


Da L'UNIONE SARDA

SAN SPERATE. L'associazione dei produttori agricoli del paese in liquidazione
Rallo: debiti esigui e beni con un valore superiore

«L'Apac è in liquidazione, non in fallimento. Ha pochi debiti e beni di un valore superiore alle perdite. C'è la possibilità di ripartire». Il commercialista Vito Rallo, uno dei liquidatori, svela che «già diversi acquirenti hanno manifestato interesse per la cooperativa, ma proprio quando si è trattato di ufficializzare la vendita poi non si è concluso».
L'Associazione produttori ortofrutticoli e agrumicoli del Campidano è arrivata al capolinea. Dopo più di quaranta anni di attività ha chiuso i battenti e ora è in liquidazione. Aveva già dato i primi segni di instabilità diverse volte. Infatti è stato difficile trovare un nuovo presidente al vertice dell'azienda e inserire giovani produttori tra i soci. E dopo un balletto di nomi è tornato in sella il cagliaritano Antonio Tuveri, che ha dovuto sciogliere insieme ai soci, il consiglio d'amministrazione. Pochi passaggi, poi l'Apac è finita in mano ad una terna di liquidatori che oggi sta vendendo la cooperativa. Diverse offerte d'acquisto, ma nessuna si è concretizzata nella vendita.
LA STORIA L'Apoac è nata nel 1968 con 250 produttori e ha fatto la storia agricola di San Sperate: arance, clementine, pomodori e pesche. Stagioni di grandi produzioni e di numeri importanti come annate con 35 e 40 mila quintali di merce da conferire anche in grandi aziende come la Casar di Serramanna. In più di quarant'anni di attività inoltre hanno lavorato diversi speratini non solo come produttori ma anche negli uffici. «Quando i prodotti conferiti in cooperativa hanno iniziato a diminuire, sia per le annate andate male a causa del maltempo sia per la crisi sul mercato, allora si sono presentati anche i problemi economici. Con il passare del tempo i numeri della produzione sono diminuiti e così anche il numero dei soci» spiega Rallo.
L'AZIENDA Oggi l'azienda che sta nella zona industriale di San Sperate, occupa un terreno di circa 5 mila metri quadri. È rimasto solo un capannone di grandi dimensioni che ospita carrelli, cassette e anche celle frigorifere. L'intera cooperativa è smantellata. Soci a casa insieme ai dipendenti degli uffici amministrati e debiti per quasi 250 mila euro.
«L'Apoac, sia ben chiaro, non è in uno stato fallimentare. Oggi il valore è stimato a quasi un milione di euro. Con la vendita, verrebbero pagati abbondantemente i debiti e rimarrebbe anche una grossa fetta di denaro che verrebbe devoluta presso il Ministero del Lavoro, secondo legge, perché la cooperativa non ha scopo di lucro», spiega Rallo.
Oggi in via Cagliari, nella sede degli uffici della cooperativa non c'è nessuno. Il peggiore dei contrappassi per un'azienda che è stata importante per San Sperate. E adesso le pesche di qualità le vende un'azienda di Villacidro. In 400 market sardi.
Maura Pibiri

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