lunedì 15 marzo 2010

Le cose cambiano. Speriamo.


Leggo con un velo di rassegnazione la nota del mio collega democratico Simone Campus, che descrive la piazza di Sassari di sabato scorso. La riporto qui perchè, secondo me, riassume molti dei commenti cagliaritani e centra quelli che sono stati anche i pensieri dei manifestanti cagliaritani.
Una strana unione di colori ha rallegrato una “piccola” piazza… ma quanta indifferenza lungo le vie del centro e dello struscio… il popolo dei precari e il popolo dello shopping…
Una miscela apparentemente micidiale che è esplosa in una festa di musica e di colori. Da una parte la cosiddetta società civile, insegnanti, per lo più precari, qualche genitore (pochi per la verità), il “popolo viola”, qualcuno dei partiti, “dirigenti” più che altro, poca roba. Tutti lì a Santa Maria pronti ad una “FARADDA” al contrario (un “alzada”diremo noi gente del Monte) per amore della scuola pubblica.
Studenti? Se c’erano, erano ben mimetizzati tra la folla. Dall’altra la gente dei partiti, poca poca, che si assiepa alla spicciolata in piazza d’Italia in attesa che la “massa” arrivi a colorare la piazza.
Alla fine le bandiere delle varie anime comuniste, di Sinistra e Libertà, del PD e IDV si uniscono (ce n’è anche una del rinato, e rimorto, PSI che stringe in mano il coraggioso “compagno” Vinicio Tedde) dopo due anni dall’eutanasia dell’ultimo Governo Prodi. La “Sinistra” è li. È questa cosa qui… non molto diversa da sempre.
Sabato i problemi in campo erano la certezza del diritto, e dei diritti, con regole uguali per tutti e una scuola pubblica che funziona, unico vero antidoto per lo spegnimento generalizzato e massiccio dei cervelli “ad opera di una tv sempre più di regime”. Ma in una Piazza tanto grande e mezzo vuota, le distanze si sono viste tutte.
Le distanze tra le persone, tra nuovi e vecchi politici (più vecchi che nuovi), tra nuovi e vecchi partiti (più nuovi che vecchi, ma sempre guidati da vecchi). Tra chi non rinuncia a dire: “è colpa tua se… quando…”! Tra chi era lì per difendere il proprio lavoro e la propria missione, educare, e chi un po’ per mestiere, un po’ perché magari ci crede, strizza l’occhio a ciò che resta di un potenziale elettorato di Sinistra. E allora l’importante è esserci e farsi vedere. Ma la gente guarda e passa e non si cura di loro, degnandoli al massimo di uno sguardo distratto.
E allora… sapete che c’è? Quando me ne sono andato, giù per il Corso, ho visto tanta gente a passeggio, i negozi pieni, Zara brulicante di persone. Un centro insolitamente animato, forse grazie ad un sole che fa ben presagire una vicina e calda primavera… uno scenario ben diverso da quello di qualche metro più sopra. E allora, forse, se si fosse messa da parte un po’ di diffidenza e si fosse esaltato l’entusiasmo dei precari, quello vero e genuino, senza se e senza ma, allora magari quelle distanze tra la gente si sarebbero ridotte e anche la distanza tra piazza d’Italia e il Corso sarebbe stata meno evidente.
Simone Campus
Il sito regionale del PD parla di 2.000 manifestanti. Non sono nè un'esperta di cifre, nè li ho contati ad uno ad uno, ma come dire, a Cagliari si era davvero in pochi e Piazza del Carmine sembrava davvero troppo grande. Per certi versi faceva sorridere, arrivare con il solito quarto d'ora abbondante di ritardo ed osservare gli organizzatori dei diversi colori del centro-sinistra affannarsi per distribuire le bandiere.
Almeno per le prime ore assente il Popolo Viola, che ritiratosi sull'Aventino, aveva promosso un sit-in analogo contro gli abusi del governo Berlusconi, alla stessa ora, ma di fronte al Palazzo di Giustizia, dall'altra parte della città. Che i partiti forse, anche quelli di centrosinistra che conducono le medesime battaglie, fanno decisamente schifo. Ma si sa, delle volte, chiunque può peccare di eccessivo zelo e, passate il termine eccessivamente presuntuoso, di protagonismo.

La manifestazione è prevista per le 16.00, i miei per esempio cominciano a prepararsi dalle 15.00. Meglio arrivare puntuali. Arrivati in Piazza, capito che nessuno interverrà, decidono di andar via dopo l'intervento di Bersani. Come loro, molti altri.

Va bene il maxi-schermo per seguire in diretta gli interventi dei big da Roma, va bene anche il concertino a fine proiezione, ma perchè non prevedere una serie di interventi che riportassero sul nostro territorio i temi più generali affrontati a Roma?
Perchè non ci si è sforzati di capire che il popolo del centro-sinistra cagliaritano non voleva solo fare un passeggiata in città, quanto invece avere un momento di confronto con i propri dirigenti? Qualcuno ha detto che la manifestazione "vera" era solo quella di Roma,. Allora, perchè non si è risparmiato in schermi giganti e si è mandata una delegazione, come si è sempre fatto in precedenza?

Bè, in tutta onestà, mi aspettavo decisamente di più. Qualcosa di più dagli organizzatori, che invece di riempirci di documenti, cinque credo tra le lettere e volantini praticamente uguali che ho ricevuto, avrebbero dovuto fare uno sforzo maggiore per intercettare le associazioni (c'erano?!), i sindacati (c'erano?!), la gente comune, che sicuramente non c'era e passava distratta. Qualcosa di più anche dai circoli del territorio (ho visto solo promotori, dirigenti di vario livello e qualche consigliere regionale).
Auspicavano "ad una grande partecipazione". Bè, dovremo far meglio tutti la prossima volta.

Porto almeno a casa l'affermazione di alcuni principi. Onestà, serietà e rigore nell'osservanza delle regole, unità sono tra le parole che ricorrono di più negli interventi romani, che a casa, ho avuto modo di riascoltare con maggiore attenzione.
E allora vogliamo che le cose cambino. In fretta. Parliamo con le persone, confrontiamoci. Si capisce che siamo ancora lontani dal "volemosse bene", ma non chiudiamo le strade al confronto, sia al nostro interno, che con il resto del centro-sinistra.
Ritroviamo soprattutto un chiaro e credibile progetto per il futuro. Solo così ritroveremo anche il nostro popolo.

Stefania

La foto della manifestazione di Sabato a Cagliari SI ALLE REGOLE, NO AI TRUCCHI. PER VINCERE è di Bruno Tagliareni.
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