domenica 20 febbraio 2011

Conferenza nazionale delle donne | Roma, 18-19 febbraio



Si è svolta a Roma la prima Conferenza Nazionale delle Donne Democratiche, dopo le Conferenze Provinciali e le Conferenze Regionali, che si sono tenute in tutta Italia nei mesi scorsi per eleggere collegialmente nei territori le coordinatrici o i coordinamenti di questo nuovo strumento del Pd, compiendo un decisivo passo in avanti nella costruzione dell’alternativa di programma e di schieramento al centrodestra.
Circa mille delegate a confronto, per discutere ed esporre le proposte elaborate nelle strutture territoriali del Partito, hanno eletto Roberta Agostini, Coordinatrice nazionale delle donne Democratiche.
Il Pd si aspetta un contributo determinante da questo nuovo organismo, che rappresenta il punto di approdo di un lungo lavoro organizzativo e di contenuti, frutto anche delle elaborazioni e delle consapevolezze passate, ma rivolto a superare il buio e pericoloso berlusconismo. I temi al centro delle proposte che le donne democratiche vogliono rivolgere al Paese, punti di partenza di una Conferenza nazionale permanente, riguardano in particolare: il lavoro, la riforma del Welfare, la democrazia paritaria, la rappresentazione delle donne italiane. Come hanno dimostrato le straordinarie manifestazioni dello scorso 13 febbraio in più di 200 piazze, ‘dalle donne può partire davvero il risveglio dell’Italia’.
Hanno accettato l'invito a partecipare alla Conferenza, anche alcune rappresentanti tunisine. Neila Jirad, tunisina, del Partito Ettajid, e Silvia Finzi, italo-tunisina, tra i fondatori del Circolo Pd di Tunisi. La loro testimonianza è stata utile per offrire al nostro Paese uno sguardo approfondito verso un'area geopolitica al centro di grandi trasformazioni e per mostrare in che modo e con quale impegno e dedizione le donne del Maghreb stiano contribuendo alla transizione democratica dei loro Paesi.
Tra gli applausi di una variegata platea femminile, con un abbraccio sul palco tra Rosy Bindi e Bersani si è aperta così la prima Conferenza nazionale delle donne democratiche, sullo sfondo di un filmato proiettato nella sala del Teatro Capranica, che ha ripercorso le conquiste più importanti realizzate dalle donne italiane nel corso della storia.
La Presidente dell’Assemblea nazionale del Pd Rosy Bindi, ha subito evidenziato come la
Conferenza non potesse celebrarsi in un momento più opportuno e cioè all’indomani delle grandi manifestazioni di piazza di domenica 13 febbraio. “Ma noi non spariremo -ha detto Bindi -. Il malessere è profondo e cova da tempo. In piazza c’erano donne diversissime ma che hanno ben presente i loro ostacoli: il lavoro negato e le discriminazioni sul lavoro, assenza dei servizi, creatività invisibile, mercificazione dell’amore, ma anche tanta forza e consapevolezza. E la Conferenza nazionale delle donne democratiche sarà lo strumento principale per interloquire con tutte".
“Da questa Conferenza – ha aggiunto Bindi - deve venire con forza la richiesta contenuta nella raccolta di firme avviata da Bersani: Berlusconi se ne deve andare. Il nostro segretario ha richiamato a tenere unita l’emergenza democratica, civile ed etica. E non c’è una sede più opportuna anche nel Pd per raccogliere questa sfida".
Rivolta alle democratiche, la Presidente ha ricordato come la libertà e la dignità femminili conquistate siano ancora da rivendicare così come l’indipendenza dal sultano del momento e uno scostamento dalla mercificazione del corpo della donna. “Non abbiamo mai diviso le donne tra malafemmine e sante, e non lo facciamo oggi, ha detto la Bindi. Ma a testa alta poniamo il tema dell’etica pubblica non perché siamo moraliste e bacchettone, ma un po’ di virtù private aiuterebbero le virtù pubbliche. A Giuliano Ferrara che ci dà delle puritane, vorrei ricordare che Berlusconi non è imputato per due peccati ma per due gravissimi reati (leggi l'intervento integrale). Per questo respingiamo la logica della doppia morale e quella della tutela della privacy perché fa male alla democrazia”.
Rosy Bindi ha poi ringraziato tutti coloro che hanno espresso apprezzamento per una sua eventuale candidatura, lanciata da Nichi Vendola, ma ha voluto nel contempo porre alcuni punti fermi.
“Sono Presidente dell’Assemblea di un Partito che ha una regola che condivido molto e che vorrei fosse rispettata da tutti: il candidato a Palazzo Chigi è il segretario del Partito, come mi sono permessa di ricordarlo nei mesi passati. E condivido questa regola, non in modo burocratico ma per le sue implicazioni politiche. E io sono convinta che il Segretario Pierluigi Bersani ha tutte le qualità per guidare questo paese dopo Berlusconi”. Altro punto fermo individuato dalla Bindi è stato la proposta del Pd per far fronte all’emergenza democratica. “L’Italia ha bisogno di voltare pagina: per questo indichiamo la necessità di una alleanza democratica repubblicana, per rendere fecondo l’allargamento dell’opposizione. Ma è chiaro che il candidato migliore sarà chi è capace di tenere insieme e unita questa coalizione”.
Ed ha aggiunto: “Ringrazio Vendola, che ha capito che bisogna costruire una grande coalizione e lo ringrazio per il passo indietro che ha fatto sulla sua candidatura. Ma quando si compiono passi così importanti è necessario farlo gratuitamente: il Pd non si lascerà dividere. E con Pierluigi non abbiamo avuto bisogno di scambiarci molte parole su questo”. E qui Bindi ha ricordato una sua battuta a Silvio Berlusconi. "Bisogna evitare strumentalizzazioni, soprattutto se le persone sono le donne", ha ammonito, "e soprattutto a una donna che ripete che non è mai a disposizione di strumentalizzazioni”.
Mentre ha escluso ogni ipotesi di candidarsi a premier, Rosy Bindi ha rivolto una battuta anche a Matteo Renzi che vorrebbe rottamarla. "Spero che queste mie parole siano state chiare e rassicuranti anche per il Sindaco di Firenze. Anche perché abbiamo capito che Matteo Renzi è pronto a dire sì solo a Renzi, ma noi forse no!” La Presidente democratica, a margine del suo applauditissimo intervento ha voluto però distinguere questa vicenda dal messaggio giunto dalle piazze di domenica. Quel “Se non ora quando?” per Bindi pone alla politica una questione che non si può eludere. “Anche in Italia, come è accaduto in Germania, in Brasile, in Cile, in Argentina, in Africa, sta cadendo il tabù di una donna Presidente del Consiglio o Presidente della Repubblica. E noi dobbiamo farci i conti. Molte delle manifestazioni di stima e di apprezzamento di questi giorni erano accompagnate dalla parola “Magari!” che suonava ancora solo come una possibilità. Ecco vorrei che lavorassimo perché la nostra parola in futuro sia “Finalmente!”

Dopo il discorso di Rosy Bindi è stata presentata da Marina Sereni, vicepresidente del Pd, la Presidenza della prima Conferenza nazionale delle Donne Democratiche, composta da: Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Presidente dei senatori democratici, Roberta Agostini, Presidente della Conferenza nazionale delle donne, la stessa Marina Sereni e tutte le donne della Segreteria nazionale, Stella Bianchi, Cecilia Carmassi, Anna Maria Parente e Francesca Puglisi.

Roberta Agostini, che ha preso la parola subito dopo, ha cominciato il suo intervento descrivendo tutto il lavoro svolto nei mesi passati per dar vita a questo nuovo organismo, risultato dell’impegno e della determinazione di tante iscritte, amministratrici, dirigenti di Partito e parlamentari. Risultato che dovrà essere propulsivo per una riscossa delle donne che hanno capito che la concezione autoritaria, patriarcale e subalterna del loro ruolo nella società, implicita nello scambio vergognoso a cui si assiste tra sesso, potere, denaro, deve cambiare. Agostini nell'intervento (che pubblichiamo in versione integrale) ha parlato della grande forza delle donne emersa dalle piazze del 13 febbraio in occasione di SE NON ORA QUANDO.
“Quelle piazze ci pongono un grande tema ed una grande responsabilità politica. Sono una risposta corale, collettiva e popolare ad un appello semplice “se non ora quando” lanciato da un gruppo di donne trasversale per appartenenza politica. E noi come donne democratiche siamo una parte importante di quella nuova consapevolezza civile che si è manifestata domenica”. Le proposte politiche delle donne del Partito Democratico sono state elaborate sulla base degli incontri preparatori che si sono svolti nei mesi scorsi e hanno come base i valori fondamentali di libertà, solidarietà, eguaglianza, democrazia, laicità. Parole chiave del vocabolario politico del Pd, parole piene di una storia ma ancora portatrici di un futuro nuovo per un Paese che appare sempre più bloccato.
(…) Tantissimi gli interventi che si sono susseguiti, tutti propositivi e ispirati alla nascita di un nuovo corso, di una nuova primavera con al centro la donna.
(…) Dopo che le Commissioni tematiche si sono riunite ed hanno lavorato a lungo elaborando una sintesi di tutte le sensibilità presenti, riconducendo le istanze provenienti da tutto il territorio nazionale in proposte concrete, sono ricominciati gli interventi dal palco del Capranica, della giornata conclusiva della Conferenza nazionale delle democratiche.

(…) La Presidente regionale del Pd Sardegna, Valentina Sanna, ha iniziato il suo intervento, esprimendo le perplessità iniziali su questo nuovo organismo, poi dissipate, visto il lavoro di sostanza che è stato portato avanti in questi mesi dalle donne nei territori. “Il 50 % del Partito è fatto dalle donne e pensavo non fosse necessario partecipare alla Conferenza ed invece è fruttuoso”. Ha poi parlato della Sardegna e delle antiche problematiche insite nel territorio. “La mia terra è femmina –ha detto - ma rappresenta il corpo di una donna maltrattata. Mettiamo a disposizione la nostra terra per sperimentazioni industriali coperte da segreto di stato, tante multinazionali gettano le briciole ed affittano terreni per fare esperimenti. Oggi dico basta, io mi sono messa contro i sindaci limitrofi che devono gestire il consenso ed alcuni sono del Pd. Gli errori che stiamo commettendo è di non guardare ai tesserati del Pd ma agli interessi economici in generale. Ma politica non può far scegliere tra la salute e il posto di lavoro, che è quello che sta accadendo in altri luoghi, come da noi, dove il Presidente della regione Cappellacci, di centro destra, è uno schiavo di Berlusconi”. Rivolta a Bersani, presente sul palco ha detto: “A noi donne ci hanno buttato le briciole anche se siamo il 50 %. Segretario oggi qua c’è il potenziale del Pd. Noi siamo la tua forza, non sono le correnti la tua forza, siamo noi. Noi vogliamo raccogliere la sfida di Livia Turco, Finocchiaro, Bindi, che hanno dato quello che potevano ma spesso in grande solitudine”.

La Presidente Bindi ha poi preso la parola ribadendo che il metodo di votazione della portavoce nazionale è stato scelto dalla platea, ovvero a scrutinio palese. È pervenuta una unica candidatura sottoscritta da più del 50% della platea, quella di Roberta Agostini che è quindi stata eletta Coordinatrice nazionale delle donne Democratiche, praticamente all’unanimità, con solo una astensione. Proprio perché la Conferenza Nazionale delle Donne è un organo nuovo, e deve dotarsi ancora di regole ed organizzazione, si è scelto di non esprimere un Coordinamento nazionale, per rendere la discussione più aperta e partecipata. Scelta rimandata ad uno step successivo.
(…) La Conferenza nazionale delle Donne Democratiche, si è svolta all’insegna della rinascita di una nuova consapevolezza dell’essere donna e della necessità di rendere palese questo nuovo risveglio dal torpore in cui le donne si sono adagiate in questi ultimi anni di berlusconismo. Nuovi fermenti, nuove prospettive ed uno splendido sole che sembra primaverile, hanno fatto da sfondo, ad un orizzonte che dopo tanto appare profilarsi “rosa”. Il seme del rinnovamento è radicato nelle donne Democratiche e presto darà degli splendidi frutti.
Anto.Pro.


Intervento di Valentina Sanna.

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