Ripubblichiamo e rilanciamo nel nostro blog la discussione sulla vicenda Anci Sardegna, che trovate qui "Per tutti i PD indignati per la vicenda ANCI".
Trovate altri contributi utili nelle note FB di:
Al Segretario Regionale del Partito Democratico
Al Presidente ed ai componenti dell’Assemblea Regionale
Al Presidente ed ai componenti della Direzione Regionale
Ai Parlamentari
Ai Consiglieri Regionali
Ai Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali
Ai Segretari di Circolo
Agli iscritti
Agli elettori iscritti
Il Congresso dell’A.N.C.I. (Associazione Nazionale Comuni Italiani) era convocato a Cagliari il 7 settembre scorso e doveva procedere all’elezione del suo Presidente e del Consiglio Regionale. Come da prassi consolidata, essendo la maggioranza dei sindaci sardi espressione del centrosinistra, il nome del candidato sarebbe dovuto essere espressione di quell’area politica, segnatamente del partito che ne è maggiormente rappresentativo, mentre i 40 componenti del Consiglio Regionale A.N.C.I., sarebbero dovuti essere divisi esattamente a metà fra centrodestra e centrosinistra.
Tutto ciò è frutto di una precisa scelta politica e prassi decennali, in quanto gli organismi per essere rappresentativi di una realtà variegata e complessa di comuni costieri e comuni dell’interno, di comuni con poche centinaia di abitanti e comuni con centinaia di migliaia di abitanti, di amministratori e amministratrici, lo strumento migliore era ritenuto quello della sintesi e non dello scontro e la prassi di presentare una lista unica aveva come scopo quello di fare sintesi in una associazione complessa che conta 363 comuni aderenti su 377 comuni sardi.
Il Comitato esecutivo uscente dell’A.N.C.I., inoltre, aveva per queste ragioni ipotizzato all’unanimità, la candidatura del sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, condivisa anche dai sindaci del centrodestra, tutto ciò in quanto espressione appunto del maggiore partito di centrosinistra. Tale candidatura, quindi, nasce in “casa A.N.C.I.” e non nelle “stanze” del Pd, e tuttavia era una candidatura avente il sostegno della larga maggioranza dei sindaci iscritti al Pd.
Nel momento in cui, all’interno del Partito Democratico, si sono manifestate valutazioni diverse su questa candidatura e tali opinioni sono rimaste immutate per un lungo arco di mesi, i partiti del centrodestra in seno all’A.N.C.I., al fine di continuare a sostenere l’ipotesi di lista unitaria, hanno chiesto informalmente l’ufficializzazione da parte del Pd di una proposta. A tal fine il giorno 6 settembre ad Oristano tutti i sindaci del Pd sono stati convocati dal Responsabile EE.LL. della Segreteria regionale al fine di esprimersi in merito. In tale riunione è stata confermata la proposta indicata dall’A.N.C.I.;
Mentre si evolveva tale situazione, alcuni iscritti, sindaci, dirigenti consiglieri regionali e parlamentari del Pd, ignorando completamente il fatto che l’orientamento largamente maggioritario dei sindaci iscritti al partito fosse per una precisa candidatura, hanno posto in essere con cinismo e spregiudicatezza dei comportamenti tali da far sfumare la lista unitaria per il Consiglio Regionale A.N.C.I. portando dopo decenni al risultato della presentazione di liste di partito (Udc, Pdl – Riformatori e Psdaz –Sel – vari ed eventuali), e determinando la totale “partitocratizzazione” dell’A.N.C.I.
Come se non bastasse si è anche prodotto l’incredibile corollario, della elezione di un sindaco con la tessera del Pd (che valore possa avere l’iscrizione al partito in questi casi è da chiedersi), che diventa presidente coi soli determinanti voti del centrodestra.
Come è noto la maggioranza dei sindaci del Partito Democratico, come prassi riunitasi a latere del Congresso durante la pausa dei lavori, davanti a questo scempio di democrazia interna e di lealtà fra iscritti al partito, ha deciso di tirarsi fuori non presentando nessuna candidatura alla presidenza, né alcuna lista di partito per l’elezione degli organismi, abbandonando l’aula e non partecipando al voto.
Questo è ciò che è successo ed il risultato che ne scaturisce è un presidente di larga minoranza (168 voti su 363 comuni aderenti) che non può avere l’autorevolezza di rappresentare i Comuni sardi, meno che meno quella di rappresentare i sindaci democratici, proprio ora che i Governi di destra, nazionale e regionale, stanno pesantemente intervenendo sul sistema delle autonomie locali.
Il fatto che alcuni iscritti al Pd, con tanta disinvoltura, trovino accordi coi capi-bastone del centrodestra nelle modalità e con la spregiudicatezza che abbiamo visto durante il Congresso A.N.C.I. e nei mesi precedenti non è un fatto che può essere archiviato facendo spallucce. Qui non stiamo più nemmeno nella logica delle primarie e della pluralità di candidature, questa volta ci troviamo di fronte allo spregio più totale del partito inteso come comunità politica cui si appartiene.
Il danno provocato all’A.N.C.I. ed al Pd da questi comportamenti, agli occhi dell’opinione pubblica, degli iscritti, dei militanti, e di tutti gli altri amministratori sardi, è enorme e questa vicenda, purtroppo, non è l’unica di cui il Pd dovrebbe vergognarsi.
Pensare di far finta di nulla aspettando che questi e altri problemi si risolvano col tempo crediamo sia un’illusione che non ha portato e non porterà nulla di buono.
Per tutti questi motivi, i sottoscritti sindaci, aderenti al Partito Democratico:
1) esprimono profonda indignazione per quanto accaduto e per i vergognosi comportamenti posti in essere da iscritti al partito;
2) chiedono che il partito valuti se tali comportamenti siano coerenti con il Codice Etico e lo Statuto e se gli stessi siano “universalizzabili”, ossia, praticabili sempre ed in altri contesti in modo che tutti gli iscritti possano adottare gli stessi comportamenti;
3) chiedono che l’Assemblea Regionale venga investita della questione nella prima seduta utile.
Se al contrario di queste nostre valutazioni si pensasse che quanto successo sia la “normalità” non capiamo come l’idea stessa di partito possa esistere vedendo periodicamente episodi simili, senza nessun rispetto per la democrazia interna ed il vincolo di lealtà reciproca fra iscritti.
Il Centrodestra nazionale e regionale ha una concezione paternalistica del sistema delle autonomie locali e lo ha dimostrato a più riprese. Il partito democratico quale modello di sistema delle autonomie propugna? Quello di una Regione centralista che dispensa ai Comuni ossequiosi e questuanti cantieri forestali, finanziamenti, alimentando il sottobosco di clientele politiche, oppure una Regione che considera finalmente “maggiorenni” i Comuni, capaci di programmare e gestire le risorse? Spiace constatare che anche dentro il Pd alcuni pensino ad un modello neo-centralista e paternalistico.
Allegata alla presente forniamo la composizione del Consiglio Regionale A.N.C.I. eletto il 7 settembre. La prima cosa che emerge è la presenza di una sola donna sindaco su 40 componenti. L’altra cosa che balza agli occhi è lo sparuto elenco di sindaci iscritti al Pd che si perdono nel mare magnum di un organismo dominato dalla destra che non potrà mai contrastare degnamente il governo regionale e nazionale, meno che mai potrà farlo il presidente “travicello” esponente del Pd, che verrà a breve ridotto al silenzio dagli ingombranti “grandi elettori”.
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