Da L'UNIONE SARDA
SAN SPERATE. Cassette con depliant promozionali
aspettando il marchio dop
Non c'è crisi per le pesche
Prodotto tipico in vendita in 400 market isolani
La pesca speratina sorride alla crisi. Il frutto simbolo del
paese del Cagliaritano ha conquistato la grande distribuzione e oggi viene
commercializzato in quasi quattrocento supermercati dell'Isola.
È stato il Cs&d di Villacidro (il Centro servizi e distribuzione che segue Sigma, Dico e Mercato alimentare) a credere nelle potenzialità del frutto e a chiudere un accordo con una decina di produttori locali. Il gruppo di peschicoltori, ha voluto puntare sul dolce frutto e oggi si dice soddisfatto del progetto intitolato “Pesche di San Sperate”.
IL PROGETTO «L'iniziativa è nata dopo alcuni incontri con gli agricoltori. L'idea era quella di promuovere il prodotto locale, di rilanciare la pesca e imporla sul mercato isolano», racconta Pierpaolo Casti, coordinatore e promotore del progetto. «Oggi è riconosciuta dal marchio Deco di denominazione comunale. Nei supermercati isolani, le cassette con il nostro frutto hanno anche in allegato un volantino che spiega le caratteristiche organolettiche. Ne abbiamo scelto quattro con diverse immagini, ognuno rappresenta la pesca e un murales e spiega perché è più buona delle altre», continua Casti.
LE QUANTITÀ Grazie a questo nuovo progetto vengono conferiti da 1500 a 1600 quintali all'anno di pesche speratine. I produttori, dopo avere tagliato e raccolto le pesche, le sistemano su una pedana che può contenere 36 cassette. Per tre volte alla settimana un'azienda di autotrasporti porta la merce per essere poi venduta nella grande distribuzione. «Siamo riusciti a crearci uno spazio sul mercato isolano, a ritagliare una fetta di mercato, perché la nostra pesca viene venduta bene, il cliente la cerca. I produttori speratini che hanno aderito al progetto hanno un 15-20 per cento in più di guadagno al chilo», spiega Casti. Il costo di un chilo di frutta varia in base alla pezzatura e alla tipologia, oscilla da un euro superando anche i 2 e dipende inoltre dalla zona dell'Isola in cui è venduto. «La pesca di San Sperate sul mercato regge, il cliente sente il gusto diverso, più genuino, viene tagliata quando è pronta e non prima per essere messa nelle celle frigorifere come succede per le pesche spagnole o nazionali». Il progetto Pesca di San Sperate, guarda ancora più in alto e punta ad ottenere due riconoscimenti. «Vorremo avere l'Igp, l'indicazione geografica protetta, che riconosce un prodotto agricolo alimentare come originario del luogo. Inoltre puntiamo ad essere inseriti nell'albo dei prodotti tradizionali della Regione» spiega Casti.
LE ADESIONI Prossimo obiettivo per il gruppo di peschicoltori è allargare le maglie dei partecipanti. «Siamo disposti ad accettare nuovi ingressi, è un bene che la nostra pesca sia entrata nella grande distribuzione, noi abbiamo aperto un varco, anche altri produttori speratini, così come altri prodotti potranno essere inseriti», conclude Casti.
Maura Pibiri
È stato il Cs&d di Villacidro (il Centro servizi e distribuzione che segue Sigma, Dico e Mercato alimentare) a credere nelle potenzialità del frutto e a chiudere un accordo con una decina di produttori locali. Il gruppo di peschicoltori, ha voluto puntare sul dolce frutto e oggi si dice soddisfatto del progetto intitolato “Pesche di San Sperate”.
IL PROGETTO «L'iniziativa è nata dopo alcuni incontri con gli agricoltori. L'idea era quella di promuovere il prodotto locale, di rilanciare la pesca e imporla sul mercato isolano», racconta Pierpaolo Casti, coordinatore e promotore del progetto. «Oggi è riconosciuta dal marchio Deco di denominazione comunale. Nei supermercati isolani, le cassette con il nostro frutto hanno anche in allegato un volantino che spiega le caratteristiche organolettiche. Ne abbiamo scelto quattro con diverse immagini, ognuno rappresenta la pesca e un murales e spiega perché è più buona delle altre», continua Casti.
LE QUANTITÀ Grazie a questo nuovo progetto vengono conferiti da 1500 a 1600 quintali all'anno di pesche speratine. I produttori, dopo avere tagliato e raccolto le pesche, le sistemano su una pedana che può contenere 36 cassette. Per tre volte alla settimana un'azienda di autotrasporti porta la merce per essere poi venduta nella grande distribuzione. «Siamo riusciti a crearci uno spazio sul mercato isolano, a ritagliare una fetta di mercato, perché la nostra pesca viene venduta bene, il cliente la cerca. I produttori speratini che hanno aderito al progetto hanno un 15-20 per cento in più di guadagno al chilo», spiega Casti. Il costo di un chilo di frutta varia in base alla pezzatura e alla tipologia, oscilla da un euro superando anche i 2 e dipende inoltre dalla zona dell'Isola in cui è venduto. «La pesca di San Sperate sul mercato regge, il cliente sente il gusto diverso, più genuino, viene tagliata quando è pronta e non prima per essere messa nelle celle frigorifere come succede per le pesche spagnole o nazionali». Il progetto Pesca di San Sperate, guarda ancora più in alto e punta ad ottenere due riconoscimenti. «Vorremo avere l'Igp, l'indicazione geografica protetta, che riconosce un prodotto agricolo alimentare come originario del luogo. Inoltre puntiamo ad essere inseriti nell'albo dei prodotti tradizionali della Regione» spiega Casti.
LE ADESIONI Prossimo obiettivo per il gruppo di peschicoltori è allargare le maglie dei partecipanti. «Siamo disposti ad accettare nuovi ingressi, è un bene che la nostra pesca sia entrata nella grande distribuzione, noi abbiamo aperto un varco, anche altri produttori speratini, così come altri prodotti potranno essere inseriti», conclude Casti.
Maura Pibiri
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