Da L'Unione Sarda del 4.7.12
SAN SPERATE. Contestata la Caritas, il sindaco ordina lo
sgombero
Infuocata assemblea contro l'arrivo dei Rom
«Sono nomadi, che vadano in giro, qui non li vogliamo».
Urla, fischi. San Sperate si scopre intollerante e fa fronte contro l'arrivo di
due famiglie rom sloggiate dal campo nomadi di via Cagliari. In trecento e
forse più, i cittadini hanno affollato la sala consiliare del Municipio per
incontrare Amministrazione e Caritas. Un appuntamento e un invito richiamati su
un volantino affisso dalla sera prima in molte strade del paese dove però il
numero degli zingari è cresciuto a dismisura.
IL MANIFESTINO “Sveglia, cari cittadini, oltre 400 rom sono
arrivati da noi allestendo per ora un campo visibile in via Cagliari e
utilizzando inoltre case all'interno del paese che presto potrebbero diventare
discariche. Per evitare l'esperienza già vissuta nel campo della 554 e per la
cui bonifica occorrono 2 milioni di euro, si invita tutta la popolazione
all'incontro...”.
Poco importa che le famiglie rom dislocate a San Sperate
siano due per un totale di 23 persone. La prima, composta da padre, madre e 6
bambini, abita da qualche giorno in via Pio La Torre. L'altra a Ponti Becciu.
Della sistemazione di queste famiglie si è occupata la Caritas in
collaborazione con il Comune di Cagliari. Ma ieri il direttore don Marco Lai si
è ritrovato sotto accusa. "Portateli a casa tua", ha gridato qualcuno
tra la folla. "Anche noi abbiamo bisogno di aiuto ma nessuno ci dà una
casa".
IL DIRETTORE Il sacerdote è stato accolto tra urla e fischi.
Così tanti da impedirgli di spiegare la posizione della Caritas diocesana. Il
sacerdote non si è perso d'animo. «Sono sicuro che queste persone che oggi
hanno parlato non rappresentino l'intera comunità».
Dice il sindaco Enrico Collu: «Abbiamo richiesto un
sopralluogo della Asl per l'abitabilità delle case. Dopo di che farò
un'ordinanza di sgombero in quanto quelle abitazioni non possono ospitare un
numero così elevato di persone. Bisogna rispettare le norme igienico-sanitarie.
Non siamo attrezzati per fornire servizi a queste famiglie, non abbiamo posto
nelle nostre scuole, i vigili urbani sono insufficienti. Cagliari non ci
informato, non siamo pronti».
LE FAMIGLIE Loro, i rom, parlano per voce di Laura
Ahmeyovic, 32 anni, componente della famiglia trasferita a Ponti Becciu. «Noi
non vogliamo prendere le case che spettano al popolo sardo, l'abbiamo detto e
ridetto. Ci hanno dato questa sistemazione perché non hanno trovato altra
soluzione. Speriamo di avere presto un campo dove possiamo vivere secondo i
nostri usi e costumi, rispettando la nostra identità».
Maura Pibiri
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