Il Salone Laconi di via Emilia non vedeva una così variopinta assemblea di democratici proprio da un bel pò di tempo. E certo che, per essere stata un'autoconvocazione piuttosto precaria e scomposta, per giunta sotto un torrido 11 luglio, posso dire che la partecipazione è stata considerevole!
Se qualcuno pensava di aver assopito lo spirito rampante e genuino dei circoli sardi, bè, sabato ha dovuto ricredersi. Sono lontani i tempi dei coltelli e delle lotte intestine e altrettanto lo sono i rimpianti, i piagnistei e le lagne. Perlomeno, sabato sono stati lasciati fuori dai cancelli di Via Emilia.
Tre ore di dibattito per circa trenta interventi, senza che mai la sala risultasse vuota o semi-vuota. Cinque i minuti a disposizione, come qualcuno ha definito "una novità questa dei 5 minuti, che trovo essere molto democratica ed europea".
Si è discusso senza mezzi termini, ma senza mai alzare i toni del confronto.
Si è ovviamente parlato di congresso, di organizzazione del partito e di come riuscire nuovamente ad attrarre l'elettorato deluso. Si è evidenziato primo fra tutti il ruolo che i circoli sardi debbono avere in questa fase così delicata. Non meri destinatari di scelte prese altrove, bensì protagonisti e attori principali nel percorso decisionale.
Occorre ripartire da un programma politico chiaro e dal rinnovamento dei gruppi dirigenti, per contrastare lo strapotere delle correnti e delle decisioni calate dall’alto. Prima “di armarsi e partire” sarebbe utile capire perché e per dove, non limitarsi solamente a conoscere il nome del comandante e dei generali.
Occorre lavorare per includere e favorire l’ingresso di un gruppo dirigente rinnovato, che traduca aspettative incompiute di un progetto mai realmente decollato.
Occorre che chi è rimasto alla finestra ad aspettare, assuma su di se la responsabilità di pretendere di contare, pretendere di esserci. E non per questo bisogna continuare sulla contrapposizione giovane/vecchio, basterebbe semplicemente rispettare le regole contenute negli Statuti, prima fra queste, il vincolo del mandato, come rimarcato da Egildo Tagliareni, al fine di garantire il fisiologico ricambio della leadership politica, condizione necessaria per la trasparenza del lavoro politico e istituzionale.
Stefania
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