lunedì 8 novembre 2010

Una domenica a Teatro.

Nel piccolo teatro La Maschera a San Sperate, capita che a un solo euro, si abbia la fortuna di assistere ad uno degli spettacoli più ricchi e profondi a cui abbia avuto modo di assistere negli ultimi tempi.

È una questione d’onore allora non restare indifferenti a quella rappresentazione. Perché la mafia non è solo Sicilia, Campania, Lombardia. Ma è anche Sardegna. Perché Gela, Sciacca, Milano, Palermo non sono molto distanti da casa mia.

Nomi, cognomi e infami di Giulio Cavalli, non è solo uno spettacolo, non è solo un libro, è una lezione, un pugno allo stomaco. Senza prenderci troppo sul serio, con sarcasmo, ironia, talvolta sorrisi amari, Giulio Cavalli deride e si fa beffa dei boss, di Riina, dei Lo Piccolo, di Provenzano e delle loro ritualità.

Una sorta di diario, una storia, un racconto, un intreccio di vite che vengono messe in scena in un monologo “tuttodunfiato”, mai scontato, mai superficiale. Tutt’altro.

Si parla di mafia, di n’drangheta, di Camorra, ma le vite sono comunque altre.
Non ci sono solo gli infami. I nomi e i cognomi sono quelli delle vite spezzate, dei morti ammazzati: Peppino Impastato, Paolo Borsellino, Bruno Caccia, Pippo Fava.
Ci sono i nomi e i cognomi di chi resiste: Rosario Crocetta, Rita Borsellino, Roberto Saviano, i ragazzi di Addiopizzo, le centinaia di persone che oggi in Italia vivono sotto scorta. Lo stesso Giulio Cavalli, che vive sotto scorta da circa tre anni perché da giullare ha osato fare i nomi e cognomi appunto (“i carabinieri a teatro si riconoscono perché guardano lo spettacolo con il viso dall’altra parte”).

E siccome non sono un critico e non posso mettere in evidenza altro se non le emozioni che ho provato, le passioni che mi sono state trasmesse, in questo spettacolo sono passata da una risata improvvisa ad un groviglio interiore, dove la pelle si accappona e trattieni il fiato, perché ascolti rapito la fiaba dolce e assurda che un padre racconta al proprio figlio per spiegargli la strana realtà del nostro Paese.

E capita che, in conclusione, ti viene data un giullare la miglior lezione di politica che si possa ricevere dopo un weekend intenso di appuntamenti. Quella di un Signor Attore che mette in scena la denuncia, ma anche il proprio impegno politico, la bellezza di un impegno appunto, che voglio riproporvi esattamente come descritto sul sito internet.
Perché ieri non eravamo solo a teatro e quello che abbiamo ascoltato rapiti, non era finzione. E non è molto lontano da noi.


Stefania Spiga
Perché candidarsi? Questa è la domanda che mi sono posto più e più volte. La domanda che ricorre e rincorre i miei sostenitori, amici e probabilmente anche chi mi è avverso. C’è un’altra domanda che richiede spazio, prima di dare la risposta: perché non candidarsi? Da molto tempo il concetto che riempie il mio quotidiano, il mio teatro, il mio indagare la contemporaneità e le sue storture lo definisco: la bellezza dell’impegno. Non un concetto teorico, o una frase ad uso della stampa, delle televisioni. La realtà non è un oggetto immutabile nelle sue perversioni, nel suo essere nemica dei deboli, nella sua natura ricattatoria sul lavoro, prevaricante quando è anche solo un posto su un autobus ad un anziano o a una donna incinta. La realtà non è mutevole, la cambiamo noi, per davvero. Attraverso gli strumenti della bellezza di cui ognuno di noi è portatore sano e attraverso l’operosità dell’impegno, cioè dell’alzarsi la mattina e non cedere mai il passo né alla disperazione né al qualunquismo né all’indifferenza. Odio gli indifferenti, amo le differenze. Diciamoci la verità: la politica è stata sottratta ai cuori delle persone. Non solo l’hanno sottratta ma abbruttita a tal punto da renderla un campo fangoso. Chi vuole attraversarla non può che sporcarsi. No grazie. Questa si chiama rassegnazione. La politica è il mezzo con cui si può creare un cambiamento reale e profondo. La politica è la possibilità di elevare la qualità di vita di tutti, è la possibilità di creare una solidarietà che non compare solo per le emergenze, ma è costante, come l’avvicendarsi delle stagioni. Può essere vista come impopolare la candidatura? Può essere vista come contaminazione o addirittura corrosione di una mia integrità artistica ed esistenziale? Bene, che lo sia. Perché il mio salire sul palco, il mio raccontare a voce alta le infiltrazioni della ndrangheta in Lombardia, il mio raccontare la strage di Linate o lo scempio della pedofilia già mi hanno posto nella condizione di essere sicuramente contaminato. Non voglio la comodità di una sedia, che sia quella del palco da dove posso ergermi a cantore del presente corrotto, o la sedia del politico che architetta alleanze e strategie a beneficio di pochi. Voglio essere presente sul palco della quotidianità, sul palco del tempo in cui vivo, sul palco della società civile che dice: basta. Perché un giorno non voglio trovarmi in platea a rimpiangere di non essermi alzato e aver partecipato. Non voglio pentirmi di aver soltanto applaudito alla mia vita perché ho fatto scelte equilibrate che mi hanno dato consenso e benevolenza. No, grazie. Ancora una volta. Coerentemente con la mia vita mi pongo ogni giorno scelte difficili, impopolari, ma seguo soltanto ciò che ho nel cuore e nella pancia, la volontà inestinguibile di essere presente, partecipe a me stesso e alla società di cui sono parte. Questa è la bellezza dell’impegno. Soltanto questo.
Giulio Cavalli

2 commenti:

  1. Anche io ero presente allo spettacolo e in primis vorrei ringraziare l'amministrazione di San Sperate che mi ha permesso di pagare UN solo EURO il biglietto di ingresso, sobbarcandosi la restante parte del ticket. Detto ciò...sono andato via dal teatro con un malessere e un malumore quasi da funerale. Mi ha messo la paura di avere i mafiosi in casa, nella mia terra che ritenevo al sicuro da incursioni delinquenziali armate di lupara e tritolo. Invece l'intelligenza scenica di questo bravissimo attore mi ha fatto ragionare sui fatti nostrani come quelli che coinvolgono Flavio Carboni e il giro di soldi sulla faccenda dell'eolico... la mafia è anche quì e bisogna intervenire subito sensibilizzando la popolazione e gli amministratori.
    Dallo spettacolo non emerge una mafia siciliana bensì una mafia d'affari milanese che dalla lombardia gestisce denaro, droga, armi e potere malvagio. Il nuovo mafioso è in giacca e cravatta, talvolta un onorevole, un sindaco magari e spesso il suo prestanome è il boss che latita da decenni in porcilaie di paesi dell'entroterra etneo.
    ANche in Sardegna dobbiamo tenere alta l'attenzione e capire che dietro maneggi edilizi sponsorizzati da giunte comunali e avallati dalla Regione si celano affari sporchi che sporcheranno per sempre la nostra identità come sta accadendo a Teulada o come si può notare in Costa Smeralda, la succursale della milano da bere estiva.
    Grazie Giulio Cavalli e ancora Grazie a San Sperate.

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  2. Siamo contenti e soddisfatti della serata di Teatro e di Vita che ieri sera la Coop. La Maschera e l'Amministrazione Comunale di San Sperate ha regalato ad un pubblico meraviglioso di tutto l'internal,
    Grazie Stefania per le bellissime parole scritte, questi momenti ci ripagano decenni di sforzi per portare avanti questo nostro lavoro, oggi considerato da chi ci governa inutile.

    Rinnovo l'invito a tutti di partecipare numerosi ai nostri appuntamenti, dandoci la forza di continuare.

    Un Caloroso abbraccio
    per La Maschera
    Giuseppe Pili

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