venerdì 5 agosto 2011

Le strade colorate del paese museo

da lanuovasardegna di Paolo Matteo Chessa


SAN SPERATE. C'è chi il suo posto al sole - nell'affollato panorama del turismo culturale o in quello più prosaicamente tradizionale - cerca di conquistarlo con iniziative di richiamo più o meno coinvolgenti, mettendo in campo mostre d'ogni genere, rassegne tematiche su questo o quell'argomento o convegni talvolta noiosi che finiscono con registrare solo la partecipazione di sparute pattuglie di addetti ai lavori. C'è invece chi questo posto al sole cerca di guadagnarselo con idee decisamente originali (quantomeno per quanto riguarda la Sardegna e forse anche il resto d'Italia), ma soprattutto colorate.

E non in senso figurato, si badi bene, ma con colori veri, reali, come quelli che da qualche settimana a questa parte stanno via via trasformando le strade del centro storico di questo che ormai per antonomasia è considerato il paese-museo.
Sì, proprio le strade, che come se fossero finite nella tavolozza di un pittore avanguardista hanno perso il grigiume (o il nero, se si preferisce) tipico dell'asfalto, per presentarsi ora come una sorta di singolare e in verità gradevole arcobaleno che vivacizza per davvero il centro storico. Anche se per non urtare la suscetibilità di qualche aspirante storiografo («Un centro storico, mi pare, per essere definito tale dovrebbe essere stato edificato almeno due secoli prima...», è stato il sibillino commento di uno dei residenti nella via Vittorio Emanuele) c'è da fare un distinguo tra la parte più "giovane" dell'antico nucleo, che i sansperatini doc identificano esclusivamente con il rione San Giovanni.
Confini virtuali e campanilismi di quartiere a parte, resta il fatto che questo insolito progetto dell'asfalto colorato (nato da una lontana idea di quel poliedrico artista qual è il quasi celebrato scultore Pinuccio Sciola, presidente dell'associazione "Noarte", da ormai una quarantina d'anni personaggio-simbolo di San Sperate, e man mano sostenuta da più parti, non ultima l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Antonio Paulis) sembra aver centrato il bersaglio.

Sì, perché ogni metro di asfalto colorato che avanza porta con sé una curiosità crescente, non più limitata alla cinta daziaria di questo suggestivo paese di neppure 8000 abitanti (incastonato nel Campidano di Cagliari e la cui origine pare si perda nella notte dei tempi) ma che pare stia già travalicando anche il Tirreno.
Infatti, sembra che un invisibile tam-tam abbia già fatto rimbalzare un po' ovunque la notizia che qui la strade sono diventate rosso porpora, giallo ocra, azzurro cielo, rosso arancio e via elencando. Tant'è che i residenti nel centro storico non si meravigliano, né si scompongono nel vedere le persone armate di macchine fotografiche che immortalano questa sorta di arcobaleno caduto dal cielo e finito sull'asfalto.
Al massimo gli abitanti, almeno quelli dell'antico nucleo virtualmente delimitato dalle tre chiese del paese, si avventurano in qualche commento critico sugli aspetti pratici del progetto: «Beh, visto cos'è già accaduto?», domanda un macellaio con casa e bottega nella parte spuria del centro storico, «Non mi sembra abbia avuto molto senso colorare l'asfalto e poi farci passare costantemente sopra le auto...».
Forse non ha torto, visto che in più punti i pneumatici stanno funzionando come le gomme per cancellare usate un tempo a scuola, portando via qui e là pezzi di colore. Peccato. Davvero peccato.
Non foss'altro perché San Sperate, come ha sottolineato lo stesso Pinuccio Sciola (indiscusso capostipite di una nuova genia di artisti-scultori), è un luogo dove «i colori vivono da sempre con i murales...». Ovvero una delle sue prime creature, le stesse che negli anni, o meglio nei decenni, hanno fatto accendere i riflettori su questo paese («da sempre ricettivo alle novità...») conosciuto più per la bontà delle sue pesche piuttosto che per l'arte, dove invece oggi approdano studenti delle Facoltà di architettura e degli Istituti d'arte di Milano, Trento, Genova, Ferrara e via elencando, con frequenti "contaminazioni" di Università europee.
Più o meno gli stessi studenti che anche in tempi recentissimi, nel contesto della consolidata manifestazione "Cuncambias", si sono, diciamo così, cimentati nell'esecuzione di nuovi murales e di altre sperimentazioni pittorico-artistiche targate Sardegna.

Che appunto qui, nel paese-museo, vivono continuamente nuove quanto estemporanee forme di ricerca anche in chiave "povera", come lo è stata ad esempio l'idea di tingere i pali dell'illuminazione pubblica con sgargianti colori semifosforescenti. Questo nella parte vecchia del paese, ma con qualche incursione cromatica anche all'ingresso dalla parte di Decimomannu. Insomma, si può tranquillamente dire che oggi come oggi il paese-museo può ambire anche al titolo di paese-arcobaleno, capace di strappare compiaciuti sorrisi e di regalare sensazioni d'allegria ai visitatori e - perché no? - ai suoi stessi abitanti.

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