Da L'Unione Sarda del 6.7.12
L'acceso dibattito sollevato dalla - doverosa - decisione
del Comune di Cagliari di sgombrare il campo Rom sequestrato dall'autorità
giudiziaria e cercare una sistemazione più civile alle persone che ci vivevano
ha sollevato le indignate reazioni dei benpensanti che da giorni ci affliggono
con considerazioni come "ma dopotutto sono nomadi, che vadano in
giro", "le case devono essere date ai sardi", "ridurranno tutto
come il campo Rom, le case del paese diventeranno discariche" (ma avete
mai visto il Poetto a fine giornata?), "portateli a casa vostra" e
altre gemme analoghe.
Ancora più grave è il fatto che persone che ricoprono
incarichi politici e istituzionali incoraggino queste pulsioni non certo nobili
dell'animo umano.
Fatico ad immaginare come si possano sentire le famiglie che
già si trovano a dover gestire un difficile cambiamento nelle loro abitudini
relazionali e di vita, e sto male al pensiero dei bambini che fanno parte di
quelle famiglie di fronte ad un'accoglienza così aperta ed entusiastica (la
famosa ospitalità sarda?).
È forse opportuno, allora, ricordare che l'articolo 3 legge
654/1975 punisce con la reclusione sino a tre anni chi "incita a commettere
o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o
religiosi"; ossia - secondo la definizione data dall'articolo 1 della
convenzione di New York - realizza un comportamento che direttamente o
indirettamente comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza
basata sulla razza, il colore, l'ascendenza, l'origine nazionale o etnica, allo
scopo di distruggere o compromettere il riconoscimento, il godimento o
l'esercizio, in condizioni di parità, dei diritti dell'uomo e delle libertà
fondamentali in campo politico economico, sociale e culturale o in ogni altro
settore della vita pubblica.
La Corte di Cassazione ha già affermato, in casi analoghi,
che l'affissione di manifesti con scritte come: "No ai campi nomadi. Firma
anche tu per mandare via gli zingari" realizza il reato indicato. Gli
amministratori pubblici, inoltre, hanno un preciso dovere, stabilito
dall'articolo 43 della legge Bossi/Fini, di svolgere azioni positive per
rimuovere qualsiasi discriminazione e favorire l'integrazione di tutti nella
società. E per favore non si cerchino comodi alibi del tipo che sono gli stessi
Rom a rifiutare "le case dei sardi"; perché, come osservava Piero
Calamandrei, "quando l'articolo 3 della Costituzione dice che è compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che
impediscono il pieno sviluppo della persona umana, riconosce che questi
ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli".
Chiudo con una citazione, tratta da Cicerone:
"Dell'ingiustizia, invece, due sono le categorie: alla prima appartengono
quelli che commettono un torto; alla seconda, quelli che, pur potendolo, non lo
stornano da chi lo subisce".
Giorgio Altieri
giudice del Tribunale di Cagliari
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