SAN SPERATE. «Siamo entrati in una sorta di cortocircuito. La Regione da marzo ha chiuso tutti i rubinetti bloccando i trasferimenti economici ai Comuni. E’ una situazione ormai insostenibile. Il rischio è di arrivare al baratro finanziario con la conseguenza altissima dello sforamento del patto di stabilità. Una strada che vorremmo a tutti i costi evitare per non incorrere nelle durissime sanzioni del Governo». Non è il solito piagnisteo. O, ancora peggio, la guerra del piccolo Davide contro il gigante Golia. «E’ solo la giusta rivendicazione dei finanziamenti già riconosciuti», taglia corto il sindaco di San Sperate Antonio Paulis. Vietato pensare anche ad una battaglia di schieramenti: «Qui occorre mettere da parte le bandierine - sgombra il campo il numero uno del municipio di via Sassari - La mai appartenenza è di un listone civico». Così, adesso, i delusi da “mamma Regione” crescono di giorno in giorno: «Ci sentiamo traditi. C’è chi rischia di perdere il posto di lavoro e chi invece non riceve i pagamenti da mesi». A San Sperate sono a rischio i lavori per la sistemazione delle strade del centro storico. Il completamento di una struttura per i servizi socio assistenziali. «Un pacchetto di finanziamenti per oltre 700 mila euro - continua il primo cittadino - che la giunta non ha ancora provveduto a trasferire sebbene siano stati approvati i progetti. Il risultato è che ci vediamo costretti ad anticipare le spese senza che la Regione ci passi i soldi. Ed i debiti del Comune schizzano verso l’alto. Un meccanismo perverso visto che le imprese bussano alle porte dell’amministrazione dopo appena 60 giorni. E da marzo non vediamo un quattrino dagli uffici di viale Trento». Un pasticcio alla sarda, insomma. «Non vuole essere un braccio di ferro - puntualizza Paulis - Soltanto il riconoscimento degli oneri previsti per la realizzazione di diverse opere pubbliche, dai marciapiedi alle strade. E poi un complesso sociale. E’ quanto pattuito dalla Regione per i lavori pubblici». Non basta. «Abbiamo subito un taglio consistente del fondo unico per gli enti locali - denuncia la fascia tricolore del paese museo - E’ un paradosso. Perché San Sperate rappresenta uno dei centri più virtuosi dal punto di vista finanziario. Abbiamo ridotto i debiti per circa un milione e 200 mila euro ed abbattuto gli sprechi. Ma andando avanti così siamo ad un passo dal tracollo».
Stessa situazione a Sestu. Con una situazione forse peggiore: «I vincoli del patto di stabilità ci stanno impedendo di spendere quanto abbiamo in cassa». E ora c’è la Regione che blocca i trasferimenti. «Una situazione inaccettabile - conferma il sindaco Aldo Pili - E’ al palo il decollo dell’asilo nido. Abbiamo in stand by il progetto per l’allargamento della strada che costeggia il Rio Matzeu con un progetto di 800 mila euro già finanziato ed impossibile da mandare avanti. E poi una decina di appalti per la realizzazione di altre strutture. Tutto fermo». Si annuncia un autunno caldo, caldissimo. «Con una vertenza da promuovere per riavere i quattrini che ci sono dovuti». Squilli di tromba, rullo di tamburi: il popolo delle fasce tricolori, sull’orlo di una pesante crisi di astinenza, è pronto a scendere in piazza per richiamare la Regione al rispetto degli impegni. «C’è anche un altro nervo scoperto - aggiunge il leader del centro campidanese - Non abbiamo avuto neppure un euro dal fondo degli enti locali. Andando avanti su questa direzione saremmo costretti a tagliare drasticamente anche le spese sui servizi sociali con gravi conseguenze per la fascia di popolazione che soffre disagi patologici». - Luciano Pirroni
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