mercoledì 27 gennaio 2010

Sciopero Generale 5 Febbraio


Il Circolo PD di San Sperate aderisce allo sciopero generale indetto dai Sindacati Confederali della Sardegna, CGIL-CISL-UIL a Cagliari, venerdì 5 febbraio 2010. Di seguito il Documento unitario


In Europa e nel Mondo è un momento straordinariamente importante nelle dinamiche dell’economia e delle istituzioni; come accade nelle fasi crisi, di cambiamento profondo e di svolta epocale.
Anche la Sardegna, ancora una volta, è di fronte all’alternativa tra regressione o progresso.
I segni della crisi sono evidenti, in molti casi drammatici, soprattutto sul versante delle condi-zioni di vita e di lavoro, e sconvolgono l’assetto del sistema produttivo e sociale dell’isola.
Più di 600 imprese hanno formalmente dichiarato la propria crisi, 11.000 lavoratori utilizza-no gli ammortizzatori sociali in deroga, 150.000 sono i disoccupati reali, 350.000 persone vivono al di sotto della soglia della povertà. E il numero di abitanti dell’Isola è appena in-torno a 1.670.000 persone, con una forza lavoro di 686.000 unità, su un territorio di circa 24.000 km quadrati.
La Sardegna, tuttavia, ha tutte le potenzialità per un cambiamento positivo; deve essere più unita e coesa, avere riferimenti certi sul piano strategico e leadership autorevoli ed ispirate a valori alti con l’obiettivo prioritario dell’interesse generale. Deve, inoltre, saper legare le proprie ragioni alla battaglia per lo sviluppo del Mezzogiorno, contrastando quella eviden-te spinta politica nordista che rischia di privare di ogni connotato solidale la prospettiva fe-deralista nel nostro paese.
Anche per questo CGIL CISL UIL della Sardegna ritengono indispensabile dare un forte se-gnale unitario: proprio quando sono più evidenti le divisioni e le rotture nella coesione terri-toriale e sociale, mentre nella politica sembrano prevalere le sole logiche di schieramento.
In questa direzione il sindacato sardo ritiene inderogabile che la Giunta regionale e il Go-verno nazionale diano precise risposte su problemi decisivi per lo sviluppo, il lavoro e le ri-forme.
ALCUNE PRIORITÀ PER LO SVILUPPO, IL LAVORO E LE RIFORME
• Un nuovo Statuto della Sardegna, attraverso la partecipazione e la condivisione anche delle rappresentanze economiche e sociali e degli enti locali, che guardi alla dimensione europea, alla ripartizione delle competenze e dei poteri favorendone il trasferimento verso le Province e i Comuni, e che esalti i valori identitari del popolo sardo.
• Il riconoscimento dello status di insularità, attraverso un provvedimento legislativo co-stituzionale che contenga tutte le misure atte a riconoscere alla Sardegna dei vantaggi fiscali ed economici che ne pareggino le condizioni di competitività con le economie con-
tinentali, con particolare riferimento alla questione dei trasporti, della dotazione di in-frastrutture, del sistema energetico.
Così definito, lo status di insularità diventerebbe un aspetto fondamentale per la defini-zione di un nuovo Piano di Rinascita.
• La riforma della Regione e l’attuazione del federalismo interno necessita di una Pub-blica Amministrazione di qualità e diffusa in tutto il territorio. Si tratta dunque di garan-tire una semplificazione delle norme e dei processi amministrativi, con organici adeguati, per contribuire a realizzare tempi di spesa e servizi più rispondenti alle esigenze delle persone e delle imprese.
Ma l’efficienza e l’efficacia della spesa necessita prioritariamente di una maggiore qualità dei progetti, di capacità di governo, di una rinegoziazione del patto di stabilità interno, di maggiori disponibilità di risorse per gli enti locali.
• L’internazionalizzazione della nostra economia è condizione primaria di una nuova fase di crescita della regione. Si tratta di promuovere nuove politiche di attrazione di capitali esteri che realizzino investimenti in settori innovativi industriali, allargando la no-stra capacità di mercato sui paesi del Mediterraneo. I paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo crescono in media del 5% all’anno; nel 2050 l’Africa avrà il 20% del-la popolazione mondiale. La Sardegna potrebbe rappresentare un grande hub del Mediterraneo in cui progettare e sviluppare azioni integrate sulla portualità, le produ-zioni e l’insieme dei trasporti.
• Il lavoro è al centro della questione sociale della Sardegna. È dunque necessario: un piano straordinario per il lavoro, che abbia come obiettivo la creazione di 150.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi cinque anni, come risposta alla disoccupazione che au-menta, al lavoro precario e per arrestare la nuova emigrazione soprattutto giovanile e scolarizzata; intensificare la lotta contro le nuove e le vecchie povertà, attraverso una vera riforma sociale e civile pluriennale di sostegno al reddito, in una logica di inclusione che faccia leva, in raccordo con i servizi per l’impiego, sullo strumento di inserimento la-vorativo, sull’orientamento e sulla formazione.
Le Politiche Attive del Lavoro costituiscono, dunque, un efficace strumento di stimolo per l’economia e di crescita per l’occupazione, indispensabili per favorire l’incontro tra do-manda e offerta di lavoro. Una particolare attenzione deve essere posta alla condizio-ne del lavoro giovanile e femminile, sia per gli alti tassi di disoccupazione che per rida-re senso alla filiera formazione-lavoro. E’ urgente costruire un sistema di governo delle politiche del lavoro in Sardegna che coordini tutti i soggetti che attualmente hanno com-petenze in materia (Regione, Province, Comuni, Privati) che si integri con il sistema dell’istruzione e della formazione e delle politiche sociali. Come è urgente far funziona-re i servizi per l’impiego e dare futuro agli operatori dei CESIL e CSL.
• Alcuni nodi irrisolti dello sviluppo dell’isola riguardano l’energia e l’acqua.
L’energia è ancora oggi uno dei più importanti problemi da risolvere per consolidare l’attuale apparato produttivo e per implementarlo. Il primo obiettivo è raggiungere l’autosufficienza energetica con un costo allineato al costo medio europeo. In questo con-testo serve una scelta convinta verso le fonti rinnovabili (eolico, solare, termodinamico), il metano attraverso il progetto GALSI, una moderna rete di distribuzione (gas e energia elettrica) interna che copra l’intero territorio regionale, il completamento della connes-sione con la rete nazionale (SAPEI), la valorizzazione del carbone Sulcis attraverso la realizzazione dell’integrazione del processo miniera-centrale e lo sviluppo per lo stoc-caggio e cattura della CO2.
L’acqua è un bene primario a cui è legato lo sviluppo e la qualità della vita: è indispen-sabile ribadire che è un bene pubblico la cui proprietà, governo, gestione reti e impian-ti, deve rimanere in capo alla Regione e ai Comuni. Serve però accelerare la spesa del-le risorse per l’ammodernamento delle reti e degli impianti, per i processi di depurazio-ne dei reflui, per l’interconnessione dei bacini. Le tariffe devono essere praticate sepa-rando i costi della realizzazione delle infrastrutture da quello della distribuzione dell’acqua e devono rispondere a criteri di progressività.
• Un nuovo modello di sviluppo è indispensabile per difendere al meglio il tessuto pro-duttivo esistente e per promuovere una crescita economica in grado di valorizzare le ri-sorse ambientali e umane dell’Isola. In questa direzione la conservazione, la valorizza-zione e la fruizione corretta della risorsa ambientale deve essere uno dei nostri obiet-tivi primari. Dalla sua salvaguardia dipende in grande misura la qualità della vita e dello sviluppo economico e sociale dell’Isola. Anche per questo motivo qualsiasi ragio-namento sul nucleare in Sardegna, sia in forma di centrale che di deposito di scorie, non è compatibile. La Sardegna deve inserire questa incompatibilità nel proprio Statuto.
L’industria e il manifatturiero rappresentano un segmento dell’economia che necessita di strategie adeguate sia all’emergenza che ad un suo sviluppo in termini di processo e di prodotto. Il settore industriale in Sardegna è quello che appare maggiormente in soffe-renza. Abbiamo delle emergenze che richiedono risposte immediate: il rilancio di tutta la filiera della chimica, dell’alluminio, della metallurgia non ferrosa, del tessile e di tutto il comparto manifatturiero, dei settori estrattivi, lapideo e sughericolo, del settore edile. Non è più rinviabile, inoltre, il risanamento dei siti inquinati e il rilancio del sistema a-groalimentare. Vanno ricercati nuovi settori di sviluppo nel campo della bio-medicina, delle bio-tecnologie, delle filiere produttive dell’agroalimentare, dell’aerospaziale, del-le energie alternative e in tutti i nuovi campi collegati alla ricerca, valorizzando le im-prese sarde e coinvolgendo gruppi nazionali e multinazionali.
Un sistema creditizio e finanziario funzionale allo sviluppo della Sardegna è indispen-sabile ad un nuovo modello di crescita e per le stesse famiglie. Infatti esso è inadegua-to, con un alto costo del denaro e con condizioni di accesso svantaggiate rispetto al re-sto del Paese. Le maxi fusioni tra banche hanno cancellato le banche regionali realiz-zando un sistema lontano dagli interessi locali e con caratteristiche inadeguate alle esi-genze dei territori. Inoltre, per sostenere una nuova fase di sviluppo è utile riequilibrare il sistema attraverso un rafforzamento, una razionalizzazione e un consolidamento dei Consorzi Fidi, ed un ruolo della SFIRS orientato sempre più verso il sostegno di piani fi-nalizzati allo sviluppo innovativo del nostro apparato produttivo e allo sviluppo e alla difesa dell’occupazione.
Il diritto alla mobilità è un altro aspetto fondamentale per favorire la crescita e deve essere garantito per le persone e per le merci, con costi e tempi pari a quelli sostenuti nel resto del Paese. Sulla mobilità interna serve un sistema intermodale basato sul colle-gamento a rete di aeroporti, porti, ferrovie e strade, superando l’attuale deficit infra-strutturale con la realizzazione progressiva degli investimenti necessari.
Deve essere sostenuto uno sviluppo delle telecomunicazioni nell’isola atto a garantire la diffusione dei servizi a banda larga in tutti i centri abitati e nelle aree artigianali e industriali.
• La valorizzazione della formazione professionale, della scuola, dell’università e del-la ricerca è condizione fondamentale per dare competitività all’intero sistema regionale. In Sardegna abbiamo una dispersione scolastica e universitaria altissima, indici di scola-rità tra i più bassi del meridione, una formazione professionale che esce ulteriormente indebolita dalle scelte degli ultimi anni. È urgente dunque una stagione di riforme in grado di soddisfare la domanda dell’utenza e, insieme, di avvalersi delle professionali-tà esistenti, e mirata a garantire l’universalità del diritto allo studio in Sardegna e ad elevare il livello del sistema dell’istruzione e formazione. È indispensabile una rivisitazio-ne del sistema della ricerca attraverso l’incremento degli stanziamenti regionali, una va-lutazione sull’efficienza dei centri di ricerca, pubblici e privati, e il collegamento al si-stema delle imprese.
• Lo sviluppo locale è il punto centrale di qualsiasi politica che voglia percorrere logiche di sviluppo integrato nel quale le diverse attività concorrono a creare reddito, occupa-zione e qualità della vita. Il territorio regionale per l’85% è da considerare rurale e questo rende centrale il ruolo del primario e dell’impresa agricola intesi come soggetto multifunzionale in grado di produrre, intervenire sull’ambiente e di sviluppare ulteriori attività economiche con esso integrabili. Appare pertanto necessario mettere a sistema e implementare: le attività agricole, la forestazione e la silvicoltura, l’artigianato, la ge-stione dei beni culturali. Mettere in relazione le attività economiche delle zone interne con il Turismo delle zone costiere è fondamentale, non solo perché esso è stato uno dei motori più efficaci per promuovere la modernizzazione della società sarda, ma perché rappresenta un settore di sicuro sviluppo per il nostro futuro. Tutto ciò è utile, inoltre, per frenare lo spopolamento delle zone interne della Sardegna.
Lo sviluppo di un terziario avanzato rappresenta un altro tassello di un nuovo modello di crescita economica. Si è pero di fronte in Sardegna ad un terziario “povero”, per la gran parte rappresentato dal comparto del commercio, ora pesantemente colpito dal calo dei redditi e dei consumi di massa, che registra un vuoto di governo, ad iniziare dalla grande distribuzione. L’obiettivo è di promuovere adeguate politiche di settore in grado di dare razionalità e certezza di regole e, nello stesso tempo, di sostenere il si-stema delle imprese, garantendo maggiore stabilità per i lavoratori.
• Il welfare regionale deve essere improntato ad un sistema di sicurezza inclusivo, equili-brato e diffuso e deve migliorare le condizioni materiali e immateriali del vivere indivi-duale e collettivo, a partire dai soggetti più deboli. Deve essere assicurata alla persona l’universalità dei diritti fondamentali e realizzate politiche di effettiva redistribuzione della ricchezza, garantendo parità di accesso ai servizi a tutti i cittadini sardi. Prioritario è, dunque, un programma pluriennale di contrasto alle povertà e il potenziamento dei servizi alla persona, dalle politiche per la salute all’assistenza domiciliare e integrata, a tutti i servizi che favoriscono la socializzazione delle persone anziane e dei giovani, l’assistenza all’infanzia e il sostegno familiare, e l’incremento del fondo per la non auto-sufficienza.

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